Considerazioni sui §§ 104 e 67 dell’ Organon: esempio di casi di emergenza – Dott. R. Orsi

Considerazioni sui §§ 104 e 67 dell’ Organon.  Difficoltà, ostacoli e limiti dell’Omeopatia Veterinaria:  l’esempio dei casi d’emergenza nella clinica dei piccoli animali. – Roberto Orsi, DMV
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In questa mia relazione vorrei esprimere i diversi dubbi e le poche certezze che io ho riguardo il trattamento dei casi d’emergenza. Fin dall’inizio della mia pratica dell’Omeopatia sono stato colpito dalla differenza di opinioni esistenti riguardo il trattamento dei casi d’emergenza. Lo studio dei Maestri, fonti aneddotiche, esperienze e riflessioni personali mi hanno portato ad alcune considerazioni che voglio condividere con voi. Secondo la mia modesta opinione, il trattamento dei casi d’emergenza è stato relegato ai confini dell’Omeopatia, in una specie di terra di nessuno i cui abitanti sono pochi smarriti passanti, e dove leggi e regole sono talvolta dimenticate, talvolta rigidamente applicate, talvolta sostituite da credi personali o dal senso comune. In questa terra si sentono spesso bugie e chiacchiere, ma più spesso ancora silenzio e reticenza, come se i casi d’emergenza fossero qualcosa d’indecente, come un argomento sconveniente di discussione in un salotto di benpensanti borghesi. Proprio a causa delle strane caratteristiche di questa terra di nessuno e dei suoi abitanti, e al costo di aprire la classica scatola di vermi, sostengo che devono essere precisate nuove regole da parte degli operatori nel settore. E’ mio scopo quello di suggerirvi alcuni punti di discussione per arrivare ad un accordo, un consenso fra noi Veterinari Omeopati a questa domanda: COSA FARE NEI CASI D’EMERGENZA ?

A questo scopo, non si può far a meno di partire dallo studio dell’  Organon …

Il § 104

Il § 104 è l’ultimo di una serie di §§ che inizia dal § 71. Questa serie dà una risposta alla prima delle tre domande fondamentali dell’ Organon :

“Come può il medico accertare cosa è necessario conoscere allo scopo di curare la malattia?

Le altre due domande sono:

“Come può il medico raggiungere la conoscenza degli strumenti adatti alla cura della malattia naturale, cioè il potere patogenetico delle medicine?”

§105 – 145     (provings, Materia Medica) “Qual è il metodo più affidabile di utilizzare questi agenti morbigeni (medicine) per la cura della malattia naturale?”

§146 – 285. : “…l’uso giudizioso delle medicine”

Il § 104 può dividersi in tre parti :

“Quando la totalità dei sintomi che in modo speciale caratterizzano e contraddistinguono il caso di malattia o, in altre parole, quando il quadro di malattia, qualsiasi sia il suo genere, è stato accuratamente delineato (nota 1), la parte più difficile del lavoro è compiuto.

Il medico ha allora il quadro della malattia, specie se di natura cronica, sempre davanti a sé per guidarlo nel suo trattamento; egli può indagarlo in tutte le sue parti e può scegliere i sintomi caratteristici, allo scopo di opporre ad essi, e cioè alla stessa malattia nella sua interezza, un agente morbigeno artificiale molto similare, nella forma di una sostanza medicinale scelta omeopaticamente, selezionata dalla lista dei sintomi di tutte le medicine i cui puri effetti siano stati accertati.

E quando, durante il trattamento, il medico voglia accertare quale sia stato l’effetto della medicina, e quale cambiamento abbia avuto luogo nello stato del paziente, a questo nuovo esame del paziente egli deve solo cancellare dalla lista dei sintomi notati alla prima visita quelli che sono migliorati, sottolineare quelli che ancora permangono, e aggiungere qualsiasi nuovo sintomo che sia sopraggiunto.”

§ 104, prima parte

“Quando la totalità dei sintomi che in modo speciale caratterizzano e contraddistinguono il caso di malattia o, in altre parole, quando il quadro di malattia, qualsiasi sia il suo genere, è stato accuratamente delineato (nota 1), la parte più difficile del lavoro è compiuto.”

Nota 1

1. Il medico della vecchia scuola si prendeva ben poco disturbo in questo caso con il suo modo di trattamento. Non dedicava ascolto ad ogni minuto dettaglio di tutte le circostanze del suo caso da parte del paziente; infatti, frequentemente tagliava corto nel suo racconto delle proprie sofferenze, allo scopo di non essere rallentato nello scrivere velocemente la sua prescrizione, composta da una varietà di ingredienti a lui sconosciuti nei loro veri effetti…

“…il quadro di malattia, qualsiasi sia il suo genere “

Il § 104 è successivo ad alcuni paragrafi dedicati alle Malattie Epidemiche. E’ degno di nota che nel § 103 Hahnemann stabilisce che applicava questo metodo anche per riconoscere e trattare le Malattie Croniche, pertanto tale metodo deve essere applicato anche per lo studio ed il trattamento dei Miasmi.  Non solo, ma anche alle malattie acute.

§ 104, seconda parte

“Il medico ha allora il quadro della malattia, specie se di natura cronica, sempre davanti a sé per guidarlo nel suo trattamento; egli può indagarlo in tutte le sue parti e può scegliere i sintomi caratteristici, allo scopo di opporre ad essi, e cioè alla stessa malattia nella sua interezza, un agente morbigeno artificiale molto similare, nella forma di una sostanza medicinale scelta omeopaticamente, selezionata dalla lista dei sintomi di tutte le medicine i cui puri effetti siano stati accertati”

§ 104, terza parte

“E quando, durante il trattamento, il medico voglia accertare quale sia stato l’effetto della medicina, e quale cambiamento abbia avuto luogo nello stato del paziente, a questo nuovo esame del paziente egli deve solo cancellare dalla lista dei sintomi notati alla prima visita quelli che sono migliorati, sottolineare quelli che ancora permangono, e aggiungere qualsiasi nuovo sintomo che sia sopraggiunto.”

Il § 104 delinea le regole dell’Omeopatia:

Esame del caso di malattia (quadro di malattia)

Scelta del rimedio

La seconda prescrizione

Difficoltà ed ostacoli

Nota § 148 : LA PRIMA DIFFICOLTA’ E’ IN NOI

1.  Ma questa faticosa, talvolta molto faticosa, ricerca e selezione del rimedio omeopatico più adatto sotto ogni punta di vista a ciascun stato morboso, è un’operazione che, nonostante tutti gli ammirabili libri per facilitarla, ancora richiede lo studio delle stesse fonti originali, e allo stesso tempo una gran quantità di cautela, che devono avere la loro miglior ricompensa nella consapevolezza di aver svolto fedelmente il nostro dovere.

Buoni  sintomi     à     buoni rimedi

Cattivi sintomi     à     cattivi rimedi

Pochi sintomi       à          ???

§ 172-173 e seguenti sono dedicati ai  casi defettivi. I casi iperacuti e d’emergenza possono considerarsi casi defettivi

§ 176 : “Ci sono comunque, ancora alcune malattie, che, anche dopo l’esame iniziale più accurato (§§ 84-98), presentano se non uno o due sintomi gravi, violenti, mentre tutti gli altri sono percettibili se non in maniera indistinta.”

Questa molto spesso è la regola nei casi d’emergenza, a differenza degli stati acuti in cui generalmente sono presenti più sintomi.

Tuttavia fin da adesso si può affermare che nei casi d’emergenza questi pochi sintomi sono sufficienti per scegliere un buon rimedio in un’alta percentuale di casi.

Quali sono i limiti dell’Omeopatia?

RELATIVI AL PAZIENTE :

Sintomi insufficienti, sia per qualità che per quantità

Energia Vitale del malato incapace di avere una reazione

Compliance del proprietario

RELATIVI AL TERAPEUTA :

Scarsa conoscenza e preparazione teorico-pratica

Scarsa fiducia nelle sue reali possibilità

Fiducia eccessiva

“Paura” della diagnosi clinica e della prognosi

“Sindrome della giornata no”

RELATIVI AL METODO :

§ 278 …Hahnemann dà poche informazioni ulla scelta delle potenze

Pazienti che hanno un simillimum non ancora identificato o sottoposto a proving; rimedi senza provings affidabili, o del tutto senza provings; tecnica insufficiente

RELATIVI AL RIMEDIO

Cattiva qualità di produzione

Errata conservazione

Errata somministrazione

I limiti dell’Omeopatia

I limiti dell’Omeopatia sono proporzionali alla condizione del malato, e in particolare da due fattori decisivi:

Curabilità della lesione, e sua estensione

Capacità del corpo a reagire contro la malattia, e cioè: condizione della sua Forza Vitale

La cura del malato dipende dallo stato della sua Forza Vitale, da quanto essa sia indebolita dalla sua lotta contro la malattia.

I limiti dell’Omeopatia sono gli stessi limiti della Forza Vitale dell’organismo

lim Om = lim Dyn

Ostacoli e limiti dell’Omeopatia Veterinaria (clinica piccoli animali)

Affidabilità e compliance del proprietario

Assenza di veri sintomi soggettivi (solo mediati dal proprietario e da noi)

Spesso anche i sintomi oggettivi sono mediati (per es. Modalità) e non sotto la nostra diretta osservazione.

Molti sintomi sono estrapolati dalle Materie Mediche umane e dai Repertori umani (quasi sempre un vantaggio !)

Assenza di provings animali ?

Insoddisfacente rimozione degli ostacoli alla cura (cattiva relazione uomo-animale & alimentazione & ambiente ecc.)

I CASI D’EMERGENZA: LA SOTTILE LINEA ROSSA FRA OMEOPATIA E ALLOPATIA

Da Hahnemann sappiamo che i casi acuti (quelli veri, non sintomi di stati miasmatici cronici) sono autolimitanti, terminando con la guarigione o con la morte

I casi da E.R. sono :

Stati acuti con alta minaccia di morte impellente

Molto spesso esitano nella morte se non trattati

Quando avvengono la  Dynamis è sopraffatta da un fattore potente, di solito (ma non sempre) esogeno

Da “Medicina d’Urgenza e Terapia Intensiva del cane e del gatto”, 2002, F.Viganò :

In Medicina d’Urgenza si assume sempre un alto indice di sospetto, cioè si ipotizza a priori che il paziente sia affetto dallo stato più grave della malattia diagnosticata.

Mentre la Medicina Generale cerca di provare l’esistenza o meno di un processo morboso in atto, la M.d’U. invece:

Verifica se il paziente ha un problema grave

Valuta tutti i parametri che possono indicare uno stadio avanzato o terminale della malattia

Previene con opportune terapie l’evoluzione della stessa.

LA LINEA ROSSA

lim Om = lim Dyn

Se l’organismo ha ricevuto uno shock potente ed improvviso (ESOGENO O ENDOGENO) ed è in uno stato da E.R., si può logicamente supporre che la sua Forza Vitale sia drammaticamente diminuita (direttamente o indirettamente), restringendo così il campo d’azione dell’Omeopatia in tali casi.

lim Om – X =  lim Dyn – X’

Dallo studio della Dottrina sappiamo (o dovremmo sapere) come comportarsi di fronte ad un caso acuto o cronico. Ma i casi d’emergenza sono ai limiti estremi degli stati acuti. Poco è stato scritto sul trattamento omeopatico dei casi d’emergenza, probabilmente perché necessitano di un trattamento speciale e di una adeguata responsabilità. In letteratura omeopatica si possono trovare molti casi d’emergenza risolti positivamente, da parte sia dei maestri classici sia dai moderni.

In letteratura si trova scritto che:

La scelta fra trattamento farmacologico o omeopatico non deriva dalla patologia in atto, ma dalla bravura dell’omeopata.

Il limite è la capacità terapeutica dell’omeopata, NON dell’Omeopatia.

In casi d’emergenza, con alto rischio di morte o di lesioni organiche irreversibili, prima bisogna tentare con l’Omeopatia, per la sua assenza di effetti collaterali (???)

Quindi, per es., di fronte ad un caso serio che necessita della chirurgia, prima tentare con l’Omeopatia per qualche ora, fino ad un giorno o due, ma fare attenzione a non perdere tempo.

Ma attenzione! Rischio di procedimenti legali per malpractice.

Fare ciò che si sa meglio, basta solo salvare il paziente.

Una considerazione ed alcune domande:

Nei paesi occidentali i casi d’emergenza vengono rapidamente affrontati da personale medico con trattamenti altamente standardizzati ed efficaci. E’ difficile che al giorno d’oggi un caso d’emergenza giunga all’attenzione di un medico omeopata umano ; in passato, negli ultimi due secoli, era molto più frequente. Oggi solo in alcuni paesi del sud del mondo viene ancora usata l’Omeopatia in tali situazioni, per motivi economici. Ma noi veterinari vediamo e trattiamo ogni giorno casi d’emergenza nelle nostre strutture.

Cos’è la cosa migliore in questi casi? O meglio,che cosa è più utile fare? E poi, che cosa è etico fare? E cosa corrisponde meglio alle Leggi dell’Omeopatia? Subito stabilizzazione e chirurgia? Usare anche uno o più rimedi ? Repertorizzare ? Come considerare la scelta o l’approvazione del proprietario al nostro operato? Come valutare in seguito l’evoluzione del caso?

Per chiarirsi le idee e porre le basi per una discussione, cito le opinioni di alcuni Maestri classici e contemporanei.

 

Da “Lesser writings” del Kent

“Spesso mi viene chiesto cosa deve farsi in casi di grande sofferenza per un sollievo immediato. A quelli che desiderano un’informazione affidabile, e che vogliono agire in accordo con i nostri principi, io dico, prendete i sintomi di ciascun singolo caso e selezionate il rimedio capace di produrre sintomi simili…

Il rimedio omeopatico è tutto ciò di cui, chi sa come usarlo, necessita per alleviare i più gravi dolori.”

Mi preoccupa un po’ il titolo di questo capitolo: “Emergenze – Eutanasia”

Da “Child birth emergencies and homeopathy” di Yingling

“Con l’uso dell’Omeopatia pura la gran maggioranza dei casi che risultano nella perdita della vita o in dolori atroci a causa di presupposte irregolarità delle parti (madre-feto) dovrebbero terminare felicemente e facilmente. Tutto ciò di cui si ha bisogno è fiducia e conoscenza da parte del medico che assiste.”

“Che il medico sia fedele all’omeopatia, ed io assicuro che l’omeopatia non fallirà mai in un’emergenza … Rinuncia ad ogni moda, ad ogni aggiunta allopatica, e confida in modo assoluto sul rimedio omeopatico.”

“In questi casi d’emergenza la natura parla chiaramente. Più grande è il pericolo di vita, più la natura parla chiaro. E in maniera simile, maggiore è il pericolo di vita, più velocemente il rimedio agirà. Questo è un fatto confermato dall’ esperienza dei migliori terapeuti”

Yingling consiglia l’uso delle alte potenze, che raramente necessitano di una ripetizione di dose.

Da “Some emergencies of general practice” di Borland

“In un caso d’emergenza dobbiamo agire subito, poiché non possiamo sprecare del tempo alla ricerca di un rimedio”

“… Io penso che da un punto di vista omeopatico questi casi di insufficienza cardiaca iniziale possono essere risolti in maniera soddisfaciente.”

Borland curava la maggior parte delle cardiopatie con soli 15 rimedi.

Da  “Introduzione alla Medicina Omeopatica” di P.S. ORTEGA

“L’omeopata, come medico, sarà o no in grado di affrontare in modo adeguato un caso grave o d’urgenza se è o no preparato scientificamente ed artisticamente, perché se ha la dovuta istruzione nell’arte e nella scienza di curare un dato caso, è in grado di sapere ciò che deve fare e come deve farlo sia rispetto all’arte sia rispetto alla scienza medica.”

Ciò che è strettamente medico sarà risolto meglio se ha come base una disciplina veramente scientifica; l’Omeopatia ha esattamente le caratteristiche di una vera scienza.”

Quanto maggiore è la gravità e l’urgenza di un dato caso, più strettamente ci si deve assoggettare alla scienza che serve di base. Saggiare procedimenti diversi può essere giustificato soltanto dall’insicurezza, dall’ignoranza e dallo sconcerto …

… La fiducia dell’omeopata deve essere assoluta e si deve evitare ogni titubanza al capezzale del paziente.

… La mente deve stare completamente al servizio di quel problema e cercando, sicuramente troverà la strada più adatta secondo la logica che la ragione gli segnala …

Sia che si debba agire lentamente sia urgentemente, “la strada da seguire è esattamente la stessa, sebbene il tempo per percorrerla sia diverso”.

La conoscenza dei policresti è quasi sempre sufficiente affinchè possiamo risolvere o iniziare la risoluzione ed orientarci verso gli altri medicamenti del caso presentato.

Lasciare da parte ogni pregiudizio patologico e terapeutico.

Considerare tutti i fattori costituzionali, antecedenti, principalmente miasmatici, evolutivi, ambientali e determinanti.

In caso d’insuccesso: siamo soggetti in tutto alla nostra impotenza di umani ed anche particolarmente alla possibile incapacità dell’organismo malato.

Se la prescrizione di un omeopata  fallisce in uno di questi casi, è per deficienza ben correggibile del medico e mai del metodo.

Il metodo è tanto immutabile come lo sono i principi universali su cui si basa.

Nel caso si fosse seguito un metodo non omeopatico … sebbene sia certo che i sintomi furono soffocati, che sono stati soppressi i più dolorosi o quelli di maggior preoccupazione per il malato (e contagiosamente per il medico), non è difficile dedurre sulla base della nostra scienza vasta e costantemente dimostrata (in tutto l’universo), che si avrà un risultato posteriore che supererà l’importanza e la trascendenza del “presente” di quel malato e che nella maggior parte dei casi, pensandoci bene, sarà più conveniente, tanto per l’individuo quanto per la specie, la persistenza del sintomo piuttosto che il successo del momento. (*)

* Effettivamente, se il medico vede e gli interessa soltanto l’immediato, allora non merita di avere un titolo tanto nobile, sarà appena un praticante accomodante, una talpa della medicina che lascia alla posterità problemi di più complessa risoluzione di quelli che gli è toccato conoscere. Quel medico non ha riconosciuto il suo dovere davanti all’umanità.

Da A. Masi Elizalde (citato da R.Gava, A.Abbate, 2001)

“Nello stabile la gravità di una malattia, dobbiamo anche considerare il livello gerarchico della patologia … La diagnosi della gravità della patologia è importante per determinare se possiamo prender tempo per cercare il simillimum o se dobbiamo iniziare con urgenza una terapia, e in questo secondo caso, se sappiamo come iniziare una terapia omeopatica di tipo soppressivo, o anche se dobbiamo rivolgerci alla terapia allopatica”

“In ogni caso dobbiamo esser consapevoli che nell’approccio medico c’è bisogno di buon senso e di equilibrio: non bisogna essere troppo categorici e rigidi nei nostri piani mentali. Masi dice di aver curato molte appendiciti con l’Omeopatia, ma anche di averne mandate lo stesso numero al chirurgo poiché non poteva trovare né un simillimum né un similare. Allo scopo di evitare la chirurgia, egli era anche disposto ad usare la farmacologia …”

Così bisogna decidere per una soppressione (omeopatica) se:

Il malato è in pericolo di vita;

Il malato è molto sofferente e non può più sopportare i suoi dolori;

Il paziente è stanco del suo stato e la sua fiducia nei nostri confronti sta diminuendo;

Il paziente non ha un suo proprio simillimum.

Da “Homeopathic treatment of acute cardio-respiratory failure”

di Farokh  Master

Questo autore indiano riferisce alcuni casi da Unità di Terapie Intensive in cui fu richiesto un suo consulto (dopo alcuni giorni di terapie usuali), con buoni risultati.

Farokh Master raccomanda :

Un’ottima conoscenza delle procedure di Terapia Intensiva;

Focalizzare l’attenzione sui sintomi oggettivi del malato;

Intraprendere il trattamento di questi malati sotto la guida e con la fiducia di un medico del reparto

E lamenta :

La mancanza di letteratura omeopatica su questo argomento

La mancanza d’esperienza su questo argomento nelle nuove generazioni d’omeopati.

Da “Manuale di Terapia Omeopatica” di R. Morrison, 1998

I miei suggerimenti nelle sezioni che trattano la gestione della terapia sono spesso dettati dalla prudenza, riflettendo la mia filosofia in medicina. E’ mia convinzione che il nostro dovere principale sia la sicurezza e la salute dei nostri pazienti, non l’osservanza dei nostri ideali terapeutici. Questo a volte significa che dobbiamo ripiegare sul trattamento allopatico nel breve termine.

Inoltre, la tutela del professionista è molto importante. Non dovremmo mai mettere a repentaglio la nostra abilitazione professionale o la nostra reputazione all’interno della comunità in cui viviamo.

Il pensiero di Vithoulkas

Nei suoi libri non ho trovato niente su questo argomento.

Parlando con la collega dr.ssa M.L. Molinari, sua allieva, mi ha detto che:

“per lui l’Omeopatia è la sola risorsa per i casi d’emergenza, è l’unico modo per dare un “input” alla Forza Vitale del malato, altrimenti incapace di reagire; se la crisi è superata con l’Allopatia, il profondo disordine della sua Forza Vitale persisterà molto a lungo con gravi conseguenze, e il malato avrà pochissime possibilità di recuperare uno stato di salute nel suo futuro”.

DOGMATICI : Kent, Borland, Yingling, Ortega, Vithoulkas (?)

FLESSIBILI: Masi, Morrison, Farokh Master (?)

Il trattamento dei casi E.R.

Ci sono tre approcci al problema “cosa fare in questi casi?” :

Il dogmatico: solo Omeopatia!, in accordo con l’ortodossia delle Leggi dell’Omeopatia,

Il menefreghista : niente Omeopatia, solo Allopatia!,

Il compromesso: impiego di Omeopatia e Allopatia

L’esperienza, il buon senso, e motivi di Bioetica suggeriscono che dovremmo essere flessibili e di mente aperta, e che dovremmo sempre riflettere onestamente su quale sia la scelta migliore per il nostro paziente a quattro zampe. Ma l’Esperienza può essere nient’altro che una lunga serie d’errori; il buon senso nient’altro che un pregiudizio diffuso; e i motivi di Bioetica dei rigidi dogmi.  D’altronde, l’autorità degli Esperti e dei Maestri non può essere ignorata o rigettata en bloc come obsoleta o avulsa dalla realtà; tuttavia, se è vero che le Leggi dell’Omeopatia sono universali, allora devono applicarsi anche a questi casi estremi, dimostrando la loro utilità ed efficacia. Non si può fare a meno di considerare comunque che oggi in Medicina d’Urgenza abbiamo protocolli terapeutici, farmaci, tecniche, tecnologie, ricerche ecc. che i nostri eminenti predecessori non avevano e che non potevano neanche lontanamente immaginare. L’Etica poi ci suggerisce che dovremmo giustamente considerare senza pregiudizi tutte queste cose, in base a criteri utilitaristici.

Nei casi d’emergenza abbiamo il compito di fare qualcosa d’utile per i nostri

clienti: SEMPRE, SUBITO, CON MEZZI APPROPRIATI.

Quali sono le situazioni cliniche che potrebbero giustificare l’uso combinato di Omeopatia e Allopatia? Alcuni esempi:

Grave shock traumatico

Sepsi (Sistemic Inflammatory Response Syndrome = SIRS, Multiple Organ Dysfunction Syndrome = MODS)

Squilibri dei fluidi

Squilibri Acido-Base and Elettrolitici

Coagulopatie (DIC)

Oliguria – Anuria

Gravi disordini circolatori cardiaci

Addome acuto

Ipossiemia

Edema polmonare

Lesioni occupanti spazio in torace

Trauma craniocerebrale / spinale

Avvelenamenti acuti

La regola d’oro della Medicina:

Il rapporto rischio / beneficio della terapia deve essere più piccolo di uno.

Cioè, il rischio che noi corriamo deve essere più basso del beneficio che pensiamo di ottenere (primum non nocere).

R / B  < 1

Postulato alla regola d’oro della Medicina  :“La regola d’oro è che non ci sono regole” (G.B. Show & C. Day)

Le nostre tre possibilità:

A.  Solo con Omeopatia

B.  Solo con Allopatia

C.  Con Omeopatia & Allopatia

A.  Solo con Omeopatia

Rischi & fattori negativi:

Troppo dogmatismo e rigidità

Casistica troppo scarsa di casi risolti

I possibili vantaggi dell’Allopatia sono completamente perduti

Per raggiungere l’esperienza richiesta probabilmente molte morti

Rischio di denuncia di malpractice.

Benefici & fattori positivi:

Coerenza con tutto il corpus dell’Omeopatia e con l’insegnamento dei Maestri

Grande importanza per la validazione scientifica dell’Omeopatia

L’unico modo per compiere ricerca nel settore

Basso costo.

RAPPORTO  R / B  > 1

B. Solo con Allopatia

Rischi & fattori negativi:

Il malato riceve un pesante carico farmacologico

L’utile stimolo sulla Forza Vitale rappresentato da un rimedio ben scelto viene completamente a mancare

La Dottrina Omeopatica e l’Esperienza dei Maestri vengono completamente neglette e rigettate

Un sacco di problemi con la nostra coscienza di Omeopati.

Benefici & fattori positivi:

Procedure “semplici”

Nessun problema legale

RAPPORTO  R / B  <   or  =  1

C. Omeopatia & Allopatia

Rischi & fattori negativi :

Mancanza di letteratura

Solo esperienze personali e buon senso

Mancanza di conoscenze su possibili interazioni, effetti collaterali, controindicazioni (?)…

Conoscenza e padronanza di entrambe le tecniche

Difficile valutatione dei risultati (cosa ha curato ?), quasi impossibile una valutazione dei risultati.

Benefici & fattori positivi

il malato riceve un aiuto materiale ed energetico, giustificato dallo stato contingente di grande ed improvviso squilibrio della sua Dynamis (ciò soddisfa particolarmente il mio senso del dovere)

RAPPORTO  R / B  <  1

nota a A. solo con Omeopatia
Se il malato si salva e guarisce, tutto OK. Ma se muore si potrebbe ipotizzare che abbiamo sprecato il nostro tempo con l’Omeopatia, e non possiamo giustificarci solo dicendo che tanto era destino che finisse così … Si potrebbe anche pensare in tal caso che forse se avessimo usato gli usuali protocolli delle emergenze il nostro paziente avrebbe potuto essere salvato … e così potremmo sperimentare una spiacevole sensazione: RIMORSO per non aver compiuto pienamente il nostro dovere.  Si può obiettare che questo rimorso può sempre avvenire quando decidiamo di usare l’Omeopatia nel trattare un caso acuto o cronico ed abbiamo un insuccesso. Ma in questi casi il rischio di morte è molto più basso, ed in caso d’insuccesso abbiamo praticamente sempre tempo sufficiente per rimediare, tempo che semplicemente non abbiamo affatto quando si fallisce un caso d’emergenza con l’Omeopatia.

Ma cosa dice Hahnemann riguardo i casi d’emergenza?

Nel § 67, nota 1, Hahnemann dice :

Solo nei casi più urgenti, dove il pericolo di vita e la morte imminente non permettono il tempo per l’azione del rimedio omeopatico – non ore, talvolta nemmeno un quarto d’ora, e appena dei minuti – in accidenti improvvisi che avvengono in individui precedentemente sani – per esempio, in corso d’asfissia e morte apparente da folgorazione da soffocamento, annegamento ecc. – è ammissibile e giudizioso, in ogni caso come misura preliminare, stimolare l’irritabilità e la sensibilità (la vita fisica) con un palliativo, per esempio con leggere scosse elettriche, con clisteri di caffè forte, con odori stimolanti, graduale applicazioni di calore ecc.

Quando questa  stimolazione viene effettuata, il gioco degli organi vitali di nuovo riprende nei suoi modi di salute precedente, poiché qui non c’è una malattia (*) da essere rimossa, ma semplicemente un’ostruzione e una soppressione della forza vitale in salute.

Prego notare bene:

Hahnemann parla di accidenti (asfissia, folgorazione, congelamento ecc.), NON di malattie acute gravi

Hahnemann dice di usare un palliativo (che è un farmaco o un trattamento che allieva le sofferenze senza trattare la causa di queste)

Hahnemann asserisce che in questi casi NON c’è una malattia, ma solo una ostruzione e soppressione della Forza Vitale (dynamys).

 

Ma se in questi casi non c’è malattia, questo implica che tutto il corpus dell’Omeopatia Hahnemanniana ( § 2 : il più alto ideale di cura è la rapida, gentile e permanente restaurazione della salute, o la rimozione e l’annulllamento della malattia …) può non applicarsi, almeno nella sua totalità, in questi casi.

Se Hahnemann consigliava nei casi d’emergenza clisteri di caffè forte, io penso che in tali casi possiamo sentirci autorizzati ad impiegare anche l’Omeopatia

E tuttavia nella nota della nota di quel § 67 (v. dopo) Hahnemann chiarisce il suo modo di pensare, affermando rigidamente che QUESTA ECCEZIONE NON DEVE MAI DIVENIRE UNA SCUSA PER MISCHIARE I DUE SISTEMI.

Probabilmente si era reso conto di star facendo un’affermazione pericolosa concedendo l’uso dei palliativi in casi d’emergenza, che poteva divenire una specie di crepa nei suoi ragionamenti, su cui avrebbero potuto far leva i suoi avversari, minando il suo intero sistema.

Hahnemann tuttavia è consapevole che i casi d’emergenza hanno esigenze di trattamento particolare, e concede  qualcosa.

Ma in ogni caso quindi egli ammette l’esistenza di un’ eccezione al suo dogma ! A dimostrazione di questo, bisogna notare che nella nota 1 del § 67 dice che il palliativo serve a  “stimolare l’irritabilità e la sensibilità (la vita fisica”), quasi ammettendo a denti stretti che in questi casi il rimedio omeopatico può essere inefficace sulla vita fisica, in quel momento altamente compromessa, mentre il palliativo, forse, è efficace su essa.

Hahnemann si ritrova qui a compiere un gioco pericoloso, è in bilico l’intero suo corpus, e non può non agitare la sua sferza verbale nel richiamare all’ordine chi evidentemente aveva già preteso di modificare il suo insegnamento a proprio piacimento in tutti i campi della medicina, con la seguente nota alla nota (molto probabilmente un’aggiunta a mano) alla stesura definitiva della Sesta edizione dell’ Organon:

NOTA * E tuttavia la nuova setta che mescola i due sistemi s’appella (seppur invano) a questa osservazione, a motivo che possono avere una scusa per imbattersi dovunque in simili eccezioni alla regola generale nelle malattie, e per giustificare il loro comodo impiego di palliativi allopatici, ed inoltre di altre pericolose porcherie allopatiche, unicamente per lo scopo di risparmiarsi lo sforzo di cercare il rimedio omeopatico adatto a ciascun caso di malattia, e così comodamente apparire come medici omeopatici, senza esserlo. Ma i loro risultati sono alla pari con il sistema che seguono; sono corrotti. …

Organon e Chirurgia

Nel § 186 Hahnemann raccomanda l’uso dei rimedi omeopatici durante i casi chirurgici.

§ 186 :  “ … E’ compito della chirurgia rimediare a queste infermità (mali di una certa importanza che attaccano il nostro corpo dall’esterno e che fanno soffrire tutto l’organismo), con diritto, in quanto si tratta di portare quei soccorsi meccanici che unicamente servono a portare la guarigione.

“Ma quando in simili casi di traumi l’intero organismo vivente richiede, come sempre fa, un aiuto dinamico attivo per porlo in una situazione per realizzare il lavoro della guarigione … allora vengono a richiedersi i servizi del medico dinamico e della servizievole omeopatia”

E nella Nota 1 al § 7 dice di porre attenzione alle cause occasionali di malattia, e di rimuoverle al più presto.

§ 13 : “ Di conseguenza la malattia, che non cade nel campo della manuale chirurgia, non è da considerare (come avviene per gli allopati) come un quid (materia peccans) separato dall’organismo vivente e dal principio dinamico che lo vivifica, …”

§ 29 : “ Poiché ogni malattia (non di spettanza della chirurgia) consiste in una perturbazione, nei sentimenti ed attività speciali, patologica dinamica della nostra forza vitale, …”

Omeopatia e Chirurgia

Da “Manuale di Terapia Omeopatica” di R. Morrison, 1998:

“Un chirurgo di mente aperta può dare un grande sollievo ai suoi pazienti studiando l’Omeopatia come i chirurghi omeopatici facevano fino a settant’anni fa. Inoltre, nel mondo competitivo della medicina d’oggi, una simile esperienza darebbe ad un chirurgo un vero vantaggio nel suo contesto. I suoi pazienti lo acclamerebbero !”

Ho sintetizzato in un algoritmo i passi che che necessariamente dobbiamo compiere nella gestione dei pazienti critici, allo scopo di veder come alla moviola le tappe del nostro cammino.

F.A.Q.

In quale ordine?

Poiché la scelta di un rimedio può essere fatta praticamente in molti casi molto velocemente, talvolta in pochi minuti,, PRIMA dare il rimedio, e DOPO questo tutto il resto (fluidi ecc.)

Talvolta possiamo avere il felice evento di compiere un piccolo miracolo sotto i nostri occhi …

Come già detto, spesso i pochi sintomi presentati sono sufficienti per la scelta di un buon rimedio. In questo siamo aiutati dal fatto che i più comuni rimedi per l’emergenze sono facilmente riconoscibili (per es. Aconitum, ecc.)

Questo fatto non ci deve pregiudicare un uso giudizioso del Repertorio, talvolta indispensabile.

Come si può dire che in tali casi l’Omeopatia ha funzionato?

Se un improvviso, duraturo ed inaspettato miglioramento avviene prima di un qualsiasi intervento farmacologico, ovviamente siamo autorizzati a dirlo.

Dobbiamo essere più prudenti in caso di terapia combinata.

La Legge di Hering e le Dodici Osservazioni Prognostiche del Kent vanno prese cum grano salis nel giudicare i miglioramenti di questi casi.

ma quando un animale ti dice: “Che è successo? Che è successo? Io son qui, e la vita è bella!”, ebbene, anche in questi casi combinati si può presumere che l’Omeopatia abbia funzionato …

Quale potenze impiegare?

Nella mia esperienza, le alte potenze (1000 o più alte), e le LM in pazienti deboli (cuccioli, anziani, malati cronici),  ma molto utili in ogni caso nella mia casistica di questi due ultimi anni.

Ripetizione frequente della dose (talvolta minuti)

Quali preparazioni usare?

Le preparazioni liquide (gocce, non granuli o globuli) sono pratiche e veloci da dare per os (se possibile direttamente sotto la lingua). Poiché sono idroalcoliche, diluirle specie nel gatto per evitare scialorrea.

Alcuni farmaci possono essere date insieme/ contemporaneamente al rimedio?

Sì, per es. in casi di sepsi (SIRS), fluidi / antibiotici & Opium / Pyrogenium ecc.

Alcuni farmaci sono kosher ed altri taboo in modo definitivo?

No, non possiamo stabilirlo a priori, ma solo in termini di beneficio. Tuttavia l’uso di alcuni farmaci nel trattamento dei casi E.R. può comportare un futuro squilibrio della Dynamis, per esempio …

Farmaci buoni ( kasher)

Fluidi, Colloidi, Cristalloidi, Sangue, Plasma etc

Ossigeno

Potassio, bicarbonato etc

Antibiotici

Insulina in coma diabetico

Adrenalina ?

Farmaci cattivi (taboo, or di seconda scelta)

Glucocorticoidi     (Possono essere utili in casi di grave shock allergico se Apis ha fallito, molto meno in caso di shock traumatico)

Diuretici        (Vedi in edema polmonare)

E riguardo l’uso di analgesici / oppioidi etc ?

Se dopo un rimedio ben scelto si nota che il soggetto ancora manifesta dolore, disagio ecc. (per es. dopo una frattura), provare con un secondo rimedio (in base all’intensità dei sintomi anche dopo pochi minuti dal primo), ma se anche questo non funziona gli analgesici devono essere subito impiegati perché ampiamente giustificati.

Cosa dire al proprietario riguardo la nostra scelta terapeutica?

Generalmente il proprietario non è presente, quindi non vede cosa stiamo facendo.

Tuttavia abbiamo il dovere di informarlo pienamente.

Utile un documento scritto in cui dichiariamo la nostra libertà terapeutica e che stiamo agendo “in scienza e coscienza”.

La mia esperienza in E.R.

Penso che l’impiego di Allopatia e Omeopatia nei casi ER soddisfa: etica, dovere professionale, ed anche, se non totalmente, almeno in maniera proporzionale alle odierne conoscenze, le Leggi dell’Omeopatia. Inoltre in questo modo si può dare ai nostri pazienti un aiuto altamente apprezzabile per la sua efficacia, realizzando una terapia veramente a 360 gradi (materiale & energetica), ad un costo economico.

Bastano gli usuali policresti. Fra essi:

Aconitum, Apis, Arnica, Camphora, Hydrocyanicum acidum, Hypericum, Lachesis, Laurocerasus, Natrum sulphuricum, Opium, Pyrogenium, Strontium carbonicum, Veratrum album etc.

Fare molta attenzione a quei sintomi mentali o generali che identificano le relazioni di un organismo altamente stressato con l’ambiente.

Se si impiega il Repertorio considerare la rubrica ** FACE, expression **

Circa 400 casi trattati, con un risultato positivo di circa il 60 % .