Gli Italiani e l’omeopatia

Su Nova24 de Il Sole24ore la nuova indagine dell’Osservatorio Scienza e Società


Fonte: Il Sole24ore del: 07 12 2006

Gli Italiani e l’omeopatia
Su Nova24 de Il Sole24ore la nuova indagine dell’Osservatorio Scienza e Società

di Massimiano Bucchi

Un italiano su tre ricorre, almeno saltuariamente, a prodotti omeopatici per curare i propri problemi di salute e poco meno di uno su dieci lo fa con una certa assiduità. Nella maggioranza dei casi (75%), a spingere verso questi prodotti è la percezione che abbiano minori effetti collaterali rispetto ai farmaci convenzionali.

Un utilizzatore su cinque, tuttavia, è convinto che siano più efficaci. D’altra parte, a scoraggiarne l’uso non è tanto l’assenza di prove scientifiche sulla loro efficacia – rilevante solo per il 17% dei non utilizzatori – quanto il fatto che nessuno, a partire dal medico di base, li abbia mai consigliati (52%).
Ma il dato forse più sorprendente riguarda l’annosa questione del ricorso all’omeopatia come frutto di una diffusa ignoranza e rifiuto dei principi scientifici alla base della farmacologia tradizionale.
Il ritratto-tipo di chi usa prodotti omeopatici sembra sfuggire almeno in parte a questo stereotipo: piuttosto istruito, residente al Nord, prevalentemente femmina.
Tra le donne di istruzione superiore residenti al Nord, due su tre fanno uso di prodotti omeopatici.
Il minimo di consensi per l’omeopatia si riscontra tra i maschi poco istruiti residenti al Sud (meno di uno su dieci).
Il ricorso all’omeopatia non pare neppure legato ad un’ostilità pregiudiziale verso i farmaci convenzionali, ai quali perlopiù li si alterna o li si abbina: solo due italiani su cento si curano esclusivamente con l’omeopatia.
L’articolo è stato pubblicato su Nova24 giovedì 7 dicembre 2006.
L’Osservatorio Scienza e Società è un’iniziativa di Observa Science in Society, oggi realizzata grazie al contributo della Compagnia di San Paolo.
La supervisione scientifica è di Massimiano Bucchi (Università di Trento), Federico Neresini e Giuseppe Pellegrini (Università di Padova), in collaborazione con Valeria Arzenton.
La rilevazione è stata condotta tramite interviste telefoniche con metodo CATI su un campione di 900 casi, rappresentativo della popolazione italiana di età superiore ai 15 anni.