Fonte: La Repubblica del: 13 12 2007
Il caso
In quell’articolo soltanto falsità sull’omeopatia Il direttore del Royal Hospital di Londra e medico della Regina risponde a “The Lancet”
di Cecilia Ranza
Un botta-e-risposta secco rimbalza dalle pagine di una delle più prestigiose riviste scientifiche mondiali, la britannica The Lancet. Il tema è scottante: l’efficacia, o meno, dell’omeopatia. A lanciare l’attacco, riprendendo però dati già vecchi di un paio d’anni, Ben Goldacre, medico e, parole sue, “commentatore fisso di sociologia della medicina e di pseudoscienza”. Goldacre scrive: “L’omeopatia è pari al placebo. Lo confermano cinque metanalisi (analisi statistiche complesse, che considerano più studi clinici insieme, n.d.r.)”.
Traduzione: se funziona, è grazie all’autosuggestione del paziente, che crede di assumere medicinali e butta giù invece acqua fresca e pillole inerti. E poi l’affondo: “Gli omeopati negano la medicina ufficiale fino a consigliare ai propri assistiti di non praticare la profilassi antimalarica (…) ad abbandonare la medicina ufficiale persino in presenza di malattie gravi (..), lasciandoli morire”. Accuse pesanti. Soprattutto in una nazione come il Regno Unito, in cui l’omeopatia è praticata fin dal XIX secolo, Famiglia Reale in testa, e nella quale sono ben cinque gli Ospedali omeopatici, riconosciuti dal National Health Service (il Ssn britannico) fin dal 1948: due a Londra, uno a Bristol, uno a Liverpool, l’ultimo in Scozia, a Glasgow. Di fatto, in Gran Bretagna, nel 2007, si è registrato un certo calo di consensi sull’omeopatia (tendenza anche italiana), ma le proiezioni del mercato prevedono una crescita di circa 8 milioni di sterline entro il 2012 (da 38 a 46 milioni di sterline).
Il contrattacco non è meno duro. Lo firma Robert Fisher, omeopata della regina Elisabetta II, Direttore clinico del Royal London Homoeopathic Hospital (in sigla, RLHH) di Great Ormond Street, nel pieno centro della capitale inglese.
Allora, dottor Fisher, cosa ne pensa delle affermazioni di Goldacre?
“Quella iniziale è semplicemente falsa. Goldacre parla di cinque metanalisi che avrebbero dato identici risultati sull’inefficacia dell’omeopatia e afferma che tutte sono state condotte in modo corretto. Non è vero: soltanto una può definirsi impeccabile. E, guarda caso, è anche l’unica a dimostrare che l’efficacia dell’omeopatia è ben superiore al placebo ed è la sola che Goldacre non cita espressamente, sebbene sia stata pubblicata dalla stessa rivista The Lancet. Se quello di Goldacre fosse un lavoro scientifico, il comitato di controllo della rivista avrebbe dovuto rifiutarlo. Qui non si tratta di dibattito scientifico, ma di inappropriatezza. Perciò chiediamo una rettifica”.
Quanti pazienti avete all’ospedale omeopatico di Londra?
“Sono 30 mila ogni anno che vengono visitati nelle nostre divisioni, la maggior parte inviati dai medici di famiglia”.
Gli inglesi hanno fiducia nella medicina omeopatica?
“Secondo i sondaggi la fiducia è del 14,5 per cento dei britannici. Il nostro approccio al paziente è olistico: noi crediamo nella medicina integrata; siamo gli unici a organizzare corsi di aggiornamento per i medici di famiglia”.
Come è organizzato e quanti medici lavorano nel vostro ospedale?
“Sono 25 i medici, otto farmacisti, dieci infermiere e un gruppo di fisioterapeuti e terapeuti occupazionali: è il centro leader per la medicina complementare nel Regno Unito. Dal 2002 è un ospedale universitario. In collaborazione con l’Università, sviluppa programmi per l’applicazione ragionata di omeopatia, fitoterapia, aromaterapia, agopuntura, massaggio shiatsu, training autogeno, podoiatria e chiropratica in più settori: allergopatia (Medicina ambientale e nutrizionale), pediatria, medicina muscoloscheletrica, dermatologia, ginecologia (Clinica femminile), ma anche neurologia (Clinica dello stress e dei disturbi dell’umore) e oncologia (Programma di terapia complementare oncologica)”.
Quindi voi non negate la medicina ufficiale, come ha affermato Goldacre?
“È deontologicamente scorretto rinnegare la medicina occidentale. Invece, è necessario disegnare il profilo del singolo paziente, su cui plasmare l’insieme di interventi integrativi più adatti a migliorare la sua qualità di vita e a stemperare, per quanto possibile, l’impatto delle malattie e degli effetti collaterali di alcune terapie, come quelle anti-cancro”.
Avete avuto tagli di fondi da parte del Servizio sanitario britannico?
“Circa il 20 per cento”.