MEDICINA TECNOLOGICA E MEDICINA SCIAMANICA
40 anni fa, come ieri, 21 luglio mi sono laureato in medicina. 40 anni solo una enormità! 40 è il numero magico della grande trasformazione…
Così mi sono trovato a riflettere su quale sia stata la mia trasformazione di medico in questo tempo così lungo. Interessante mi sia trovato ora a fare queste riflessioni… ora che sono fuori dalla professione da cinque anni!
Mentre passavo la giornata a sistemare il mio sito, in particolare la mia biografia sono tornato alle storie di quei pazienti di un passato dimenticato e alla soddisfazione di quei tanti risultati che il tempo cancella, osservando quanto sia cambiato… Il medico non è come il muratore che ogni volta che passo davanti a ‘quella’ casa ricorda che è anche sua, che l’ha fatta lui, con le sue mani: le storie dei pazienti se ne vanno con la memoria e così sembra non aver fatto… niente.
Fatalità, in questi giorni ho cominciato a guardare su Netflix la serie del dottor Hauser. È strano come, negli anni, diverse persone mi abbiano paragonato a lui e io non sia mai andato a vedere chi sia che cosa faccia. E partendo da quei video ho ‘visto’ diverse cose.
Ci sono due specie di medici.
Da una parte il Medico Tecnologico, quello da cui sono partito anch’io: fa la medicina tecnica dell’università, quella che cerca il responsabile, la causa, come si cerca un criminale attraverso una indagine di polizia. E’ così che agisce Hauser: ha una cultura immensa ed un ‘fiuto’ da segugio che bracca la preda fino a raggiungerla, anche fuori dalle righe, ma sempre rigorosamente dentro la logica di trovare il ‘colpevole’ ad ogni costo.
Quel medico ha l’assoluta certezza, illuminista, che ad ogni effetto corrisponda una causa precisa, individuabile, assolutamente oggettiva, ripetibile e annullabile usando un principio /medicinale /medicinale opposto perfetto. Qui non serve la relazione, se non per trovare indizi che portino al ‘nemico’.
All’inizio della mia carriera dicevano fossi un medico di acciaio, incapace di relazione con i pazienti. In realtà, come ho detto diverse volte, non sapevo come gestire la mia ipersensibilità e quel tenere a distanza, era un tentativo maldestro di difendermi… come Hauser.
Non sapevo come arginare tutto quello che mi arrivava dalle persone, che sentivo come mio, tanto peggio quando si trattava di malattie importanti.
Con il tempo ho imparato ad utilizzare la mia sensibilità come uno strumento formidabile di relazione al punto di arrivare regolarmente a sentire immediatamente i problemi e così aiutare ad individuarli, accopagnando le persone ad accogliere il loro significato, il messaggio che stavano portando nella loro vita. Per quella via ho scoperto il peso del gioco delle proprie parti dell’Ego (Voice Dialogue), il peso dei carichi familiari alla Hellinger, i binari obbligati del pensiero collettivo…
Questo mio percorso mi ha portato verso l’estremo opposto: quello del medico sciamano, che agisce più sulle cause profonde della malattia che sui sintomi che ne conseguono.
‘Sciamano’ vuol dire che aiuta a svelare e mettere in pace le richieste dell’originalità irripetibile di ciascuno con la propria Anima, gli fa vivere quel momento come lezione, come opportunità di crescita, non uno strizzacervelli che cerca di spiegare tutto o peggio ancora dare la colpa a qualcun altro, padre, madre, sfortuna od altro ancora…
Mi sono spostato tanto, forse troppo in quella direzione, per reazione, per insegnarla, per mostrare ‘a tutti’ quello che non si vuol vedere in medicina anche omeopatica, dove non cambia niente di tutto ciò, perché la si può fare come tecnici al computer, con risultati tendenzialmente sintomatici, oppure diretta ai malesseri originali di Anima.
Comunque sia, non si può curare davvero agendo solo sugli effetti, perché i sintomi i segni sono prima di tutto ‘parole’ che stanno raccontando il male vero, cui si dovrebbe guardare, certo senza omettere niente di fronte al pericolo di vita o di lesioni..
Il mio darmi da fare per cambiare il mondo mi è costato molto, personalmente e fisicamente…
Sembrerebbe banale ma la conclusione cui mi hanno portato le mie riflessioni è ancora una volta quella: ‘in medio stat virtus’.
La MISURA è nel giusto mezzo.
Ma è difficilissima se non impossibile perché la medicina tecnologica chiede una cultura smisurata che peraltro pochi inseguono davvero come valore. La pratica medica è parecchio ‘ignorante’ come riconosce la stessa medicina ufficiale.
L’altra, la medicina sciamanica, richiede una capacità di creare una relazione ‘potente’ che può realizzarsi solo dove c’è un ‘sentire’ ed un ‘ascolto’ non solo risvegliati, ma parecchio allenati, dentro una pulizia interiore che può risultare solo da un cammino vero verso se stessi.
Così, quello che risulta sono spesso pasticci complessi.
Forse il futuro prossimo sarà di equipe, alla Hauser, ma non di specialisti diversi, ma prima di tutto equipe di medici tecnologici assieme a medici sciamani.