Medicina omeopatica e medicina narrativa. L’esperimento su me medesimo

Articolo tratto da LIBRIOMEOPATIA.IT - Pubblicato il 28/10/2019


Categorie: METODOLOGIA OMEOPATICA

Autori: Giovanni De Giorgio

Fonte: Essere&Pensiero

Medicina omeopatica e medicina narrativa. L'esperimento su me medesimo

Se qualcuno talvolta mi chiede perché scrivo poesie, io rispondo semplicemente: “Mi piace la poesia!”. E se qualcuno mi chiede perché, in qualità di omeopata, studio e addirittura sperimento su me medesimo la moderna medicina narrativa, io rispondo semplicemente: “Studio e sperimento la medicina narrativa perché la medicina omeopatica classica non può non essere medicina narrativa”.

Sperimento il romanzo, il racconto e la poesia. Soprattutto la poesia. Ebbene, sì, amo la poesia fin da quando indossavo i pantaloni corti, ed esploro la poesia dal punto di vista umanistico, ma anche dal punto di vista scientifico. Perché la poesia, in verità, ha pure un valore scientifico. Basti dire che la moderna medicina narrativa utilizza la poesia per agevolare la relazione medico-paziente, ma utilizza anche la pittura, la scultura, il disegno, il racconto, la favola.

La medicina omeopatica, invece, utilizza essenzialmente il dialogo, e, durante il dialogo, il medico ascolta, ascolta, ascolta attentamente, e si concentra sulla narrazione del malato, senza interrompere il malato, tranne quando è strettamente necessario. In qualità di omeopata, riconosco il valore di chi ascolta e di chi narra, e apprezzo pienamente il senso degli insegnamenti di Samuele Hahnemann, fondatore indiscusso dell’omeopatia, che circa due secoli fa poneva l’accento sull’importanza della narrazione clinica, affermando chiaramente: “Ogni interruzione rompe il filo del pensiero di chi narra” (Hahnemann C.F.S., Sesta edizione dell’Organon dell’arte del guarire, nella traduzione di Giuseppe Riccamboni, red/studio redazionale, Como, 1985, pag. 71, § 84, nota 1). Hahnemann, dunque, circa due secoli fa riconosceva il valore di “chi narra”.

Se circa due secoli fa Hahnemann poneva l’accento su “chi narra”, ebbene, bisogna ammettere che l’insegnamento hahnemanniano è stato ben onorato giacché sono trascorsi circa due secoli e la medicina omeopatica classica ha costantemente manifestato grande attenzione nei confronti di “chi narra”, di chi si racconta, di chi espone la propria sofferenza globale attraverso una tensione narrativa ampia che agevola una visione ampia della sofferenza.

Ecco perché, nonostante le ovvie differenze tra le due discipline, ritengo che la medicina omeopatica non può non essere medicina narrativa, cioè, non può evitare di essere una medicina che stimola la narrazione, che riconosce il grande significato clinico della narrazione, che valorizza la narrazione al fine di inquadrare globalmente il malato, favorire l’empatia e definire la terapia maggiormente adeguata. Quindi, il momento narrativo, che non esclude affatto l’anamnesi classica, si pone un obbiettivo importante e concreto, molto concreto, che è quello di individuare e definire la terapia più adeguata. La medicina omeopatica, similmente alla medicina allopatica, si pone l’obbiettivo di definire la terapia più adeguata e, oserei dire, più “personalizzata” e meno “standardizzata”.

In qualità di omeopata che ama tutta la medicina e che non osa innalzare muri ideologici, culturali e scientifici, da oltre cinque anni sento il bisogno di approfondire alcuni aspetti della moderna medicina narrativa, e, per poterli rapportare alla medicina omeopatica classica, oltre a studiare e leggere libri, mi piace sperimentare su me medesimo, componendo poesie ed utilizzando un metodo “poetico-narrativo”.

Attraverso un complicatissimo esercizio, esploro alcuni “luoghi” della mia costituzione individuale (psichica e somatica), e, nonostante i limiti, nonostante il mio esercizio sia totalmente privo di supervisione, nonostante il mio lavoro avvenga in totale “isolamento”, sono comunque soddisfatto dell’isolamento costruttivo che mi aiuta potentemente durante la mia attività meditativa. Sono soddisfatto della mia esperienza che vorrei approfondire, in futuro, con chiunque abbia voglia di confrontarsi culturalmente e scientificamente. Senza innalzare muri. Questo è scontato…

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