3° Seminario di Omeopatia Veterinaria – Facoltà di Medicina Veterinaria di Parma

Mi sono domandato come impostare questo seminario in modo tale da lasciarvi qualcosa alla fine. Capite che è difficile comunicare in 2 ore le conoscenze, la metodologia e le applicazioni di una disciplina medica complessa come è l’omeopatia. Quindi ho di darvi le linee esenziali e di comunicare alcuni concetti, importanti e fondamentali che identifichino la medicina omeopatica, ma tralasciandone, necessariamente,  la struttura profonda. Nella speranza di fare accendere la vostra curiosità verso questa disciplina medica.

In questa prima parte analizzeremo insieme e brevemente i dove, i quando, i come e i perché dell’omeopatia unicista. Sarà una discussione trasversale dove inserirò il soggetto omeopatia in vari contesti, geografico storico e scientifico. Mentre la seconda parte ci permetterà di visualizzare concretamente i concetti omeopatici nella pratica di tutti i giorni, che per me è la cura dei nostri cani e dei nostri gatti.

DOVE e QUANDO:

Le prima domanda che ci poniamo è: DA DOVE VIENE L’OMEOPATIA? QUANDO NASCE L’OMEOPATIA?

E’ una domanda interessante perché spesso si incorre in una confusione linguistica. E la confusione viene fatta tra Medicina Tradizionale e Medicina Alternativa. Dove per Medicina Alternativa si intende tutto ciò che non è Medicina Tradizionale. Un po’, per capirci, come si usava non molto tempo fa, per descrivere la differenza tra popolo civilizzato e popolazioni barbariche, dove per barbari si ritenevano tutti i popoli che non erano civilizzati. Ma questa è solo una definizione linguistica, perché i barbari erano popolazioni diverse una dall’altra, per localizzazione, derivazione, cultura, usi, costumi etc etc… Quindi all’interno delle medicine cosiddette “alternative” (ayurveda, agopuntura, fitoterapia, antroposofia, floriterapia…) si trova anche l’omeopatia, che non si deve confondere con altre discipline, poichè ognuna ha la propria derivazione, localizzazione, storia, base clinica, metodologica e scientifica.

L’omeopatia nasce in Germania, quindi ne deduciamo subito che non è una disciplina orientale, dal medico S. Hahneman. Nasce nel 1755. Era un medico che come noi: frequentò l’università, si laureò nel 1779 e cominciò ad esercitare la sua professione. Come ricordate a quel tempo non si aveva la disponibilità terapeutica e diagnostica che abbiamo ora, la medicina si è sviluppata in questi ultimi 50 anni (Flemming ha scoperto la penicillina non più tardi degli anni 30 e che entro in commercio su ampia scala solo nei primi anni 40), e a quel tempo si curava con i salassi e medicinali che a volte risultavano essere dei veleni più che dei curativi.

 

Quindi Hahneman è ammirevole, non solo per la sua intuizione e realizzazione dell’uso della medicina omeopatica mediante rimedi estremamente diluiti e dinamizzati (farmacoprassia omeopatica), ma perché si stacca da una concettualizzazione della medicina e della scienza di quel tempo. Nei secoli 18° e 19° lo spirito scientifico fece enormi progressi nelle scoperte, accettando i concetti materialistici che si adattavano maggiormente ad una concreta concettualizzazione newtoniana e cartesiana, per sfociare poi nel positivismo, il cui maggiore esponente è Kant. Questo spirito sanzionò quindi l’uso, anche nella medicina, di alcuni metodi a sfavore di altri. Vi ricordate inoltre che in quel periodo Pasteur con le sue teorie e ricerche sulla natura dei microbi lasciò credere che i batteri fossero la causa della malattia. Ma, man mano che la scienza batteriologica si sviluppava, si avanzava la conclusione che oltre al microbo fosse necessaria una suscettibilità “costituzionale” per iniziare il processo patologico, ciò che noi medici chiamiamo “predisposizione”, non solo genetica, vedete bene, ma anche patologica e individuale.

PERCHE’ :  Perché omeopatia e perché omeopatia unicista.

Perché omeopatia: credo che i percorsi che portino un medico, un medico veterinario o più semplicemente una persona comune ad affrontare un percorso di terapia omeopatica sia diverso per ognuno.

Perché unicista:

Intanto c’è da capire che se c’è una omeopatia unicista, vuol dire che c’è anche una omeopatia non unicista, quindi definibile come omeopatia complessista. La differenza non è solo formale ma è sostanziale. Formale nel senso dell’utilizzo di un solo rimedio alla volta (omeopatia unicista), o l’utilizzo di più rimedi alla volta (omeopatia complessista).

Sostanziale perché è diversa la lettura di ciò che succede dopo la somministrazione del rimedio: è facile capire che somministrando più rimedi alla volta non sono in grado di discernere dalle successive reazioni dell’individuo: cioè se sono delle manifestazioni organiche, di aggravamento omeopatico, di un rimedio piuttosto di un altro.

L’unicismo è una “opinione” e come tale si basa su deduzioni teoriche mutuate dalla pratica clinica.

COME

Prima di parlarvi dei come dell’omeopatia è bene dare alcune definizioni. La prima è la definizione di medicinale omeopatico (fonte ECH):

a. sostanza sperimentata in provings omeopatici

b. sostanza che è stata utilizzata clinicamente dai medici omeopatici (secondo la legge dei simili e secondo le indicazioni del provings)

c. sostanza  diluita e dinamizzata

Che cosa non c’è in questa definizione? Non ci sono i prodotti omotossicologi che contengono uno o più medicinali omeopatici, di solito a basse diluizioni; non ci sono i prodotti fitoterapeutici; i prodotti “bioterapici” (isopatia, organopatia) in quanto mancano dei requisiti a b c.

Provings: Sperimentazione omeopatica, processo attraverso il quale vengono valutate le proprietà medicinali delle sostanze omeopatiche.

Legge dei simili: la somministrazione di una sostanza omeopatica è in grado di produrre dei sintomi nel soggetto sano, ed è in grado di guarire gli stessi sintomi nel malato.  Un medicamento crea dei sintomi  nel sano e lo stesso rimedio cura la malattia che si presenta nel malato con quei sintomi. Con la legge dei simili si vuole dimostrare che somministrando un rimedio ad un individuo sano si produce una malattia artificiale. Questa è la logica dei provings omeopatici, che sono l’attività clinica pratica di ricerca che sta alla base della formulazione delle Materie Mediche.

CHE COSA è L’OMEOPATIA?

Per capire meglio che cosa è l’omeopatia partiamo da un confronto. Il confronto ci serve per estrapolare i concetti base di una disciplina medica che conoscete poco (l’omeopatia), a partire da una disciplina medica che conoscete molto bene. Il confronto sarà tra medicina tradizionale, che noi medici omeopati piace chiamare allopatica (dal greco: allos = diverso, pathos =  malattia), e medicina omeopatica . Cominciamo col definire: Medicina Tradizionale: leggo dal Dorland (dizionario medico illustrato più diffuso al mondo): termine applicato a quel sistema di terapia in base al quale le malattie vengono trattate provocando una condizione incompatibile o antagonistica rispetto a quella da curare o alleviare, la terapia è quindi principalmente mirata all’eliminazione dei sintomi descritti in entità nosologiche , cioè le malattie. Medicina Omeopatica: sistema terapeutico strutturato in metodo scientifico da S. Hahnemann (1755-1843) nel quale i pazienti sono trattati con medicinali in grado di produrre in persone sane sintomi simili a quelli presenti nei pazienti stessi, essendo i medicinali somministrati in dosi minime. Da queste due definizioni che cosa si estrapola? Primo che la medicina convenzionale piu’ usata in occidente è di tipo allopatico.Ma da dove nasce questo confronto? Qual è la sua origine? La genealogia è una diversità di pensiero che si lega alla relatività storica del concetto di conoscenza scientifica. Questa concettualizzazione ha determinato le: vie della conoscenza

 

 

ANALISI: via riduzionistica, conoscenza della struttura

SINTESI: via olistica o integrazione, conoscenza del significato e del come

 

Queste due correnti di pensiero e di approccio alla scienza hanno prodotto in ambito medico: dicotomia del pensiero medico

Tradizione Razionalista                                     Tradizione Empirica

Fondamento: leggi e regole                                                       esperienza

 

Pensiero:      meccanicista                                                        vitalista

positivista                                                            romantico

oggettivo                                                             soggettivo

autoritario                                                            libertario

 

Metodo:         riduzionistico                                                      fenomenologico

Analitico                                                              sintetico

 

Idea di patologia:chimico-fisico                                             psico-somatico

strutturale                                                            dinamico

nosografico (da un nome alle                         processo evolutivo

malattie e alle alterazioni)

microrganismi                                                    terreno-substrato

errore di meccanismo                                      disequilibrio-complessità

 

Approccio        farmaci di sintesi                                          fitoterapia, omeopatia, MNC

terapeutico      met. Occidentale                                          met. Orientale

ingegneria genetica                                     met. naturale

anti-patico                                                       omeo-patico

dose-dipendente                                           sensibilità-dipendente

EBM                                                                  individualizzato

Se il modello riduzionistico avesse davvero capito il meccanismo delle malattie, non ci sarebbe stato bisogno dell’omeopatia. Ma la malattia non è un fenomeno meccanicistico, ma fenomenologico.

Ma si estrapola una domanda, che pongo a voi: UNA TERAPIA E’ TALE IN QUANTO CURA O E’ TALE IN QUANTO E’ SCIENTIFICAMENTE ACCETTATA?

Come sapete questo è un grosso problema, non dell’omeopatia, ma della scientificità in generale. Tutto ciò che il medico usa deve essere scientificamente accettato? E che cosa vuol dire scientificamente accettato? È scientifica la medicina di cui è provato il meccanismo d’azione o la medicina che cura? Molti farmaci che utilizziamo tutti i giorni hanno meccanismi d’azione poco noti: aminomal, valium, le vitamine (…). Nel caso di Demodicosi generalizzta canina soprattutto negli animali giovani, viene consigliata la terapia con Milbemicina Ossima una volta al dì. Questo farmaco risolve il vostro problema, ma di come agisca e perché agisca sulla vita dell’acaro non si sa: il meccanismo d’azione sull’acaro non è noto: ma allora perché li usiamo? Quindi l’assunto che una medicina cura solo se è scientificamente provata cade.

 

Ma torniamo alle nostre discipline mediche.

Dalla definizione si evince che la Medicina Tradizionale cura la malattia e i suoi sintomi. E piu’ spesso si curano solamente i sintomi, che non sono la malattia, ma la sua manifestazione. Infatti gran parte dei farmaci prescritti per malattie come l’artrite, l’asma, la colite, l’ulcera, l’epilessia, l’ansia e la depressione non sono pensati come curativi, ma come “sintomatici”. Se noi andiamo a vedere il foglietto illustrativo notiamo che sono elencati i sintomi, tra quelli desiderati e quelli indesiderati che sono circa 150-200. In piu’ va detto che la sperimentazione di tali farmaci è effettuata su individui malati. Nel Physician Desk Reference c’è l’elenco di tutti i farmaci in commercio con tutti gli effetti noti provocati dal farmaco che si sta usando: questo è un bene perché dice al medico che cosa deve fare: se sospendere il farmaco, se diminuire o aumentare la dose, se cambiare farmaco: è una tutela delle case farmaceutiche che è anche una nostra tutela perché ci salva la pelle. I farmaci poi hanno delle indicazioni diverse in base alla specie, all’età, al sesso.

Inoltre esiste un problema legato alla continua somministrazione di farmaci antibiotici che va sotto il nome di farmacoresistenza. I cui problemi già conoscete o potete facilmente immaginare.

Nella Medicina Tradizionale si tende alle specializzazioni, che fanno si che si abbiano dei super-esperti in determinati settori della medicina. Queste sono utilissime, non v’è dubbio, ma a volte sono fuorvianti: vi faccio un esempio: ho un’otite e vado dall’otorino. Mi fa un tampone per l’esame batteriologico, l’antibiogramma per l’antibiotico specifico. Ma l’otite è anche dovuta ad un calo immunitario. Quindi vado dall’immunologo, che fa i suoi accertamenti. Ma un calo immunitario è dovuto anche allo stress. Quindi mi faccio vedere dallo psicologo. Capite che è fuorviante. Le visite specialistiche, enfatizzandole, presuppongono che una malattia nasca e muoia nello stesso organo, senza influenzare gli altri organi del sistema. Con ironia si può dire che l’unica malattia che nasce e muore nello stesso organo è la spina nel piede. Ma già i medici si sono sensibilizzati verso un nuovo approccio, diciamo così, con un termine che va di moda oggi, un approccio globale, cioè considerare l’individuo come un sistema complesso e non come un insieme di sistemi chiusi.

La Medicina Omeopatia inquadra l’individuo nella totalità delle sue manifestazioni, patologiche e non, in quanto ogni disturbo (leggi sintomo)  si manifesta in maniera altamente individualizzata. Mutuiamo un concetto che appartiene ad un’ altra scienza: la cibernetica. Il principio della cibernetica dice che “ogni sistema altamente organizzato reagisce sempre ad ogni sollecitazione producendo la migliore risposta della quale è capace in quel momento”: il sintomo diventa quindi la risposta più precisa che un individuo può manifestare. Come è espressa la totalità dell’individuo? Facciamo un esempio: vomito persistente (sintomo pat. Gen.), con aggravamento degli episodi a mezzanotte (individualizzato), con sete intensa (non patologico), migliorato stando disteso con le mani che premono sullo stomaco (totalità).

Nella materia medica sono elencati tutti i rimedi omeopatici conosciuti. Se guardiamo uno tra i rimedi più studiati vediamo che questo produce circa 4000 sintomi che vengono sperimentati sull’individuo sano. La sperimentazione omeopatica, cioè la verifica della azione di un farmaco e di ciò che produce in un individuo, viene effettuata su individui sani che prendendo i rimedi omeopatici elaborano sintomi specifici del rimedio che sono sintomi fisici, psichici ed emozionali (il rimedio agisce sulla totalità del sistema e non per settori). Dalla sperimentazione omeopatica si evince uno dei principi fondamentali dell’omeopatia che è il principio di similitudine di cui vi ho accennato prima. Ogni rimedio omeopatico può essere utilizzato per animali e uomini (cura tutti) di entrambi i sessi e in tutte le fasce d’età: gli stessi rimedi si utilizzano per il bambino, per l’adulto e per  l’anziano.

Non avendo una azione farmacologia legata ad interazioni di massa o biochimiche, i rimedi omeopatici non danno fenomeni di farmaco resistenza. Un esempio è che nessun rimedio omeopatico può ed è mai stato tolto dal commercio.

Ho parlato della sperimentazione omeopatica, che è uno dei paradigmi dell’omeopatia dalla quale scaturiscono interessanti osservazioni e approfondimenti: ad esempio, ogni rimedio sperimentato porta all’elaborazione di veri e propri sintomi, sia fisici che psichici. Come capite questa faccenda è dannatamente interessante, sia sul piano prettamente medico: si può curare un raffreddore con il medesimo rimedio che cura una psicosi o una qualsiasi patologia psichiatrica, oppure nel nostro caso, potremo curare un cheratocongiuntivite secca in un cane e una patologia comportamentale grave in un altro con il medesimo rimedio, rispettando la legge della similitudine  e la totalità sintomatologica. Inoltre diventa curioso, all’interno della totalità MENTE-CORPO analizzare, e qui purtroppo solo accennare, come in realtà la scientificità moderna sia in stretta relazione con altre discipline, come la veterinaria di fatto, letta in chiave olistica (omeopatica), sia in stretta relazione con la psico-analisi. Vi spiego, altrimenti mi prendete davvero per pazzo. Ma vi assicuro che non lo sono e che nel mio ambulatorio non ho un divano dove far sedere i cani e i gatti per una lunga e complessa chiacchierata sul rapporto che hanno avuto col padre, con la madre eccetera eccetera…

Freud viene dalla cultura medica classica. Fa saltare la dicotomia mente-corto sulla quale la medicina aveva concettualizzato da Cartesio in poi (l’uomo inteso come macchina: cara è quell’immagine del cane che dentro è come una fabbrica stilizzata). Con Freud lo psichico invade il terreno del corpo. Freud fu un geniaccio, in quanto creò un elemento di discontinuità (interpretazione dei sogni), segnando l’entrata dell’inconscio nella nostra coscienza: c’è qualcosa che io non so che cosa è, ma che è in grado di produrre effetti somatici. Ipotizza la massa gravitazionale (influenza) dell’inconscio. Lui parla della terza umiliazione dell’uomo riferendosi all’inconscio (la 1° è la umiliazione copernicana –  a noi non piace essere su un pianeta come gli altri e che esistano altri universi -, la 2° è la umiliazione darwiniana –  non ci va giù che siamo parenti stretti delle scimmie, dimostrò la nostra relazione col regno animale e non più col regno celeste, divino, crolla il fissismo -, la 3° è la umiliazione psicanalitica – sapere che siamo dominati dall’inconscio, dal nostro doppio, sosia, il tema del doppio: dott.Jekil e Mr. Hide, si dimostra all’io che non è il padrone in casa propria ma addirittura è soggetto alle poche info rmazioni che gli provengono da un oggetto poco conosciuto: inconscio).

La guarigione, così come è intesa dall’omeopatia, è uno scenario che si è già presentato con Freud. Il mondo medico disse: che sono è sta roba qui? Che cosa ce ne facciamo? Come facciamo a misurarlo? La medicina ufficiale non ha rinunciato al dualismo mente-corpo.

 

Il crescente interesse per l’omeopatia pone il problema di misurarne l’azione .

COME SI MISURA L’AZIONE DELL’OMEOPATIA?

I principali parametri con cui si valuta ogni intervento sanitario, quindi qualsiasi tipo di terapia – tra le quali l’omeopatia –  sono :

a. efficacia

b. efficienza

c. effettività

Il parametro più importante per i medici clinici (1) è ovviamente l’efficacia reale della terapia in questione, cioè l’effectiveness (effettività). Questo termine è distinto dal termine efficacia, che è riferito non più alle condizioni di utilizzo reali, ma a quelle sperimentali. Ma che cosa è l’effettivness: è l’efficacia della terapia nelle reali condizioni in cui viene normalmente applicata, nelle abituali condizioni della pratica clinica. Qual è dunque l’efficacia dell’omeopatia nelle reali condizioni d’uso? Quali sono le reali condizioni d’uso dell’omeopatia? La terapia omeopatica richiede una approfondita conoscenza sia della medicina generale, sia dell’omeopatia. La terapia omeopatica è una terapia individualizzata : il medicinale omeopatico è prescritto sulla base dell’insieme dei sintomi (fisici, energetici, mentali) che presenta il paziente, e non solo sulla base dei sintomi della sua patologia principale. Poiché l’insieme dei sintomi varia fra diversi individui che hanno la stessa patologia principale, per una stessa patologia possono essere prescritti diversi medicinali omeopatici . Di conseguenza , in omeopatia non possono essere applicati protocolli terapeutici per patologia. In medicina tradizionale in diversi pazienti che hanno la stessa patologia si usa lo stesso farmaco, quindi è possibile affermare che quel farmaco è efficace in quella data patologia, e quindi il risultato ottenuto in una sperimentazione clinica ( se ben condotta) è applicabile alla generalità dei pazienti con quella patologia.

In medicina omeopatica, viceversa , l’attenzione è focalizzata su una diagnosi di squilibrio di sistema (l’uomo ammalato nel suo insieme), e la terapia deve curare tutto il sistema , e non solo la sua patologia principale . Le varie patologie che il paziente presenta sono viste come l’espressione dello squilibrio del suo sistema , visto nel complesso.

In medicna omeopatica quindi: uno stesso medicinale potrà curare , nella stessa persona, diverse patologie (Rx = Px, Py, Pz); diverse persone ( che hanno quindi squilibri di sistema diversi ), saranno curate da diversi medicinali omeopatici, anche se condividono la stessa patologia principale (Px = Rx, Ry, Rz).

MA COME SI LE GGE UNA GUARIGIONE?

Come sapete la salute ha due direzioni: una procede verso la guarigione, e l’altra verso l’exitus, che non è inteso solo con la morte dell’individuo , ma anche come cronicizzazione, cioè i disturbi diminuiscono d’intensità ma permangono cronicamente, che è un obiettivo diverso dalla guarigione. Nella Med. Tradiz. La guarigione si legge tramite la scomparsa dei sintomi (remissione, valutabile attraverso es. clinico, es. laboratorio, es. ecografico e rx…); ripresa delle grandi funzioni organiche; equilibrio psichico (il mio cane gioca come prima, non basta che passi il vomito persistente). In Medicina Omeopatica la guarigione si legge attraverso l’applicazione della “Legge di Hering”: la guarigione procede dall’alto in basso, dall’interno all’esterno, dagli organi più importanti a quelli meno importanti, e nell’ordine inverso di apparizione dei sintomi. Tale legge, che può a prima vista apparire strana a chi non pratica l’omeopatia, deriva semplicemente dalla sistematizzazione di migliaia di meticolose osservazioni cliniche, confrontando lo stato di salute del paziente prima e dopo il medicinale omeopatico. Sottolineiamo anche come tale modello interpretativo è condiviso da altre discipline cliniche, anche non omeopatiche : per es., in otorinolaringoiatria è osservazione comune che una rinite che si scarichi all’esterno ha una evoluzione nettamente migliore di una rinite che vada verso l’interno, e quindi si complichi in sinusite.

Domande più frequenti

  1. Che cosa è l’Omeopatia
  2. Che cosa sono i rimedi omeopatici (DEF)?
  3. Come faccio a trovare il rimedio corretto, cioè quello in grado di curare il problema (TOTALITA’)?
  4. Di che cosa mi devo preoccupare, che cosa devo osservare dopo la somministrazione del rimedio (LE GG E DI HERING)?
  5. Quanto velocemente un rimedio omeopatico produce una reazione (ACUTO e CRONICO)?
  6. L’Omeopatia è effetto placebo?
  7. Come posso imparare di più sull’Omeopatia?

 

5. Di fatto questa è una domanda a cui non è facile rispondere, poiché le variabili che giocano sono molteplici (tipo di malattia, cronicità o meno della malattia, condizioni generali di salute, accuratezza della somministrazione). In linea di massima se il rimedio è corretto una patologia acuta come ad esempio un edema anafilattico può risolversi (e deve) in pochi minuti. Nel caso di malattie croniche invece, il tempo di guarigione è variabile. Ma se la prescrizione è corretta, il rimedio è in grado di provocare una reazione specifica dell’organismo, che viene definita “aggravamento omeopatico” (intesa come breve e intensa esacerbazione del sintomo patologico di maggiore importanza) e la quale si manifesta nei casi cronici anche dopo solo alcune ore o pochi giorni dall’inizio della somministrazione, che assume un valore prognostico determinante e la sicurezza della guarigione.

 

6. Partiamo con l’analizzare un caso che è capitato al sottoscritto. Ultimamente ho reso partecipe una Commissione Scientifica dei risultati terapeutici ottenuti  sulla Leishmaniosi canina trattata con l’Omeopatia Unicista.  Questo lavoro è uno Studio Prospettico Osservazionale che a mio parere ha una notevole valenza clinica. Infatti su 6 casi clinici documentati di leishmaniosi canina, 5 cani hanno avuto un netto miglioramento delle condizioni cliniche ed dei valori ematobiochimici, alcuni sono addirittura negativizzati ed uno è deceduto per IRC.

Dal punto di vista clinico e terapeutico è uno studio indubbiamente interessante. Non riporto qui di seguito tutti i dati disponibili riferiti allo Studio, perché desidererei affrontare il tema della scientificità della Medicina e dell’Omeopatia in senso generale.

La valutazione da parte della Commissione Scientifica è stata negativa: lo Studio non si confà ai parametri scientifici dei Clinical Trial in quanto manca il gruppo di controllo trattato col placebo.

Che cosa c’è di interessante in questa risposta dal punto di vista scientifico? C’è un sottointeso, che è un’altra domanda: Quali sono le fonti che si ritengono attendibili (non sicure, ma attendibili) tali da indurre una modificazione dell’operare di un medico veterinario? Quali sono le fonti che inducono i medici veterinari a cambiare il proprio modo di intervenire dal punto di vista terapeutico? Qual è la fonte di info rmazione dalla quale un medico veterinario si aggiorna per migliorare e aggiornare la propria formazione? E come sono gestiste queste info rmazioni?

Proviamo a capirlo attraverso la risposta della Commissione Scientifica. Ricordate: lo Studio Prospettico Osservazionale non è stato accettato perché la Scientificità moderna impone anche lo studio affiancato di un gruppo trattato col placebo. Che cosa mette in dubbio la Commissione Scientifica? Ovviamente mette in dubbio se l’omeopatia abbia o no efficacia nella terapia della Leishmaniosi.

In Medicina è fondamentale sapere che cosa è che cura e che cosa no. In tal modo sappiamo che tipo, quanto e per quanto tempo dobbiamo utilizzare un farmaco e soprattutto sappiamo quale farmaco è inutile somministrare. Che dire allora sui risultati dello Studio Prospettico sulla Leishmania trattata con l’Omeopatia Unicista? Su questi 6 casi sorge il dubbio, alla luce della chiacchierata precedente, se sia stata l’Omeopatia a curare i cani o qualcosa d’altro. Se supponiamo non sia stata l’Omeopatia, abbiamo altre 3 ipotesi:

 

  1. effetto placebo,
  2. il Dottor Bettio ,
  3. guarigione naturale.

Pensare che sia per effetto della visita del Dottor Bettio è a dir poco affascinante, ma lo sarebbe solo per me, e comunque si ricadrebbe dentro la prima ipotesi. Infatti, come senz’altro sapete,  per effetto placebo si intende ogni intervento medico (compresi i farmaci, le vaccinazioni, chirurgia, procedure, riti, manipolazioni fisiche, parole e integrazioni alimentari) che hanno un effetto terapeutico fisiologico e psicofisiologico non specifico […] gli effetti del placebo possono essere positivi e/o negativi, favorevoli o contrari”.[1]  Se, nel nostro caso, si scarta anche l’ipotesi terapeutica dell’effetto placebo, si dovrebbe affermare che le condizioni cliniche di 5 cani su 6 colpiti da Leishmaniosi sono migliorate e addirittura guariti spontaneamente.

Ma se si accetta ciò, perché dannarci tanto su protocolli terapeutici se nella maggior parte dei casi la Leishmania si risolve spontaneamente? Ma questa malattia non lascia via di scampo: la Leishmaniosi è una patologia emergente e problematica: l’opzione terapeutica diventa un dovere. Non ci resta che esaminare le due uniche possibilità: che a curare i 5 casi di Leishmania sia stata:

  1. l’Omeopatia, o
  2. l’effetto placebo.

Recenti studi in medicina veterinaria hanno dimostrato che la terapia omeopatica ha efficacia maggiore rispetto all’effetto placebo [2].  Se noi considerassimo l’effetto placebo come unica plausibile terapia, dovremmo affermare che le sola e semplice somministrazione per via orale di gocce senza nessun potere terapeutico è sufficiente a indurre miglioramenti clinici e normalizzazione dei parametri emato-biochimici di 5 cani affetti da Leishmaniosi. Non ci resta altra sentenza che considerare la somministrazione del rimedio omeopatico come unica plausibile possibilità  terapeutica nello Studio Prospettico Osservazionale in esame.

Cosa a che fare tutto questo discorso con la domanda da cui eravamo partiti: quali sono e come sono gestite le fonti? Così come la scientificità delle terapie, anche la scientificità (sicurezza e attendibilità) delle fonti diventa un problema da analizzare. L’elaborazione di linee guida (epidemiologiche, profilattiche, diagnostiche, metodologiche e terapeutiche) dovrebbe quantomeno tenere in considerazione tutte più plausibili conoscenze mediche. In questo modo non troverete MAI nessuna fonte e pubblicazione sulle reali conoscenza scientifiche specifiche e la vostra capacità o possibilità terapeutica non cambierà MAI, perché le fonti ve lo impediscono.

 

[1] The placebo effect in animals – Franklin D. McMillan, DVM – JAVMA, Vol 215, No. 7, October 1, 1999.

[2] Perot, Mahe F. – Comparaison d’un traitement homeopathique et d’un placebo dans un cas collectif de staphyloccie chronique chez le lapin – Revue de Medecine Veterinaire 1988 :789-790