Analisi del contesto ed ascolto attivo in clinica omeopatica veterinaria
Barbara Rigamonti , medico veterinario, VetMFHom, direttore della didattica veterinaria presso Scuola di Omeopatia classica Dulcamara di Genova, centro didattico accreditato della Facoltà di Omeopatia del Regno Unito.
Nel corso della mia esperienza di veterinario omeopata, ormai più che ventennale, ho sviluppato la consapevolezza che il mio lavoro abbia necessità vitale di trarre struttura e coerenza anche dal patrimonio di altre scienze che si occupano del benessere animale in modo diverso ma non contrastante con i nostri obiettivi.
Mi riferisco all’etologia, alla scienza comportamentale ed alla zooantropologia, in un percorso che va dalla più antica alla più giovane, incontrando linguaggi e modi di procedere che possono avere grande significato nel lavoro del veterinario che voglia qualificarsi come esperto in omeopatia.
Un primo concetto, solo apparentemente banale, è che non si può curare un animale di cui non si conosca l’etogramma di specie ovvero il pattern comportamentale; dico che la cosa non è banale in quanto gli studi presso la Facoltà di Medicina veterinaria non hanno fornito ai laureati della mia generazione nemmeno un minimo bagaglio sull’argomento, e i percorsi formativi omeopatici talvolta soffrono di una scarsa capacità di porsi in osmosi con discipline diverse; recentemente questo aspetto, nel mondo dell’omeopatia, sta variando molto per quanto riguarda fisica, filosofia del pensiero scientifico, epistemologia ed antropologia; credo che uno speculare processo di allargamento degli orizzonti vada promosso con decisione nell’ambito veterinario.
Personalmente, nonostante appassionate letture giovanili di testi classici dell’etologia, mi sono inizialmente accostata al lavoro di veterinario omeopata essendo a malapena dotata di una vaga consapevolezza del fatto che gli animali vanno osservati abbandonando l’ottica antropocentrica (o peggio antropomorfizzante) che è ben consolidata nella nostra cultura; ho impiegato molti anni per assumere come elemento fondante del mio lavoro di veterinario omeopata l’acquisizione di nozioni di medicina comportamentale; ultimamente ho compreso l’importanza di una adeguata tecnica di analisi del contesto e di osservazione delle relazioni tra l’animale domestico e le persone conviventi.
Attualmente, in alcuni settori della scienza comportamentale si va rafforzando un approccio cognitivo, fino a definire gli animali superiori come organismi adattativi in grado di prendere decisioni, e addirittura, in alcuni casi, ad ammettere l’esistenza di comportamenti dettati dalla personalità animale e privi di un significato adattativo: questo scenario ben si accorda con la sensibilità omeopatica
Inoltre, dopo un lungo periodo in cui il pensiero religioso, l’evoluzionismo e la psicoanalisi hanno concordato nell’affermare l’esistenza di un dualismo netto tra la violenza della lotta animale per la sopravvivenza e la capacità umana di elevarsi al di sopra di ciò con senso morale, attualmente esistono ampi settori delle scienze biologiche che riconoscono la complessità comportamentale del mondo animale, per effetto della quale gli animali, pur agendo in modo da proteggere la propria persistenza in vita, possono scegliere comportamenti vantaggiosi per altri individui (non necessariamente della stessa specie), e sanno valutare il miglior modo di agire tra numerose opzioni.
Tutto ciò ha ricadute teoriche ma anche pratiche assai importanti sul lavoro del veterinario omeopata, e fornisce spunti di riflessione su vari temi.
La personalità animale attiene all’ambito della variabilità intraspecifica; è attualmente riconosciuta da numerosi autori come importante fonte di info rmazioni biologiche; i dati che attengono a questo terreno, esulando dal pattern tipico della specie, sono cruciali per il lavoro omeopatico, e permettono di individuare temi e modalità già in animali molto giovani.
Tutti noi, nel nostro contatto quotidiano con gli animali domestici, osserviamo l’esistenza di temi individuali: è un fatto obiettivo, per esempio, che, in una comunità di diversi gatti, ognuno mostra una differente personalità e differenti attitudini e comportamenti. E’ interessante domandarsi quale sia la provenienza dei temi od orientamenti della personalità negli animali domestici. Ho avuto modo in varie occasioni di discutere con amici omeopati sull’importanza del contesto nel determinare lo sviluppo della personalità ovvero i segni/sintomi dell’individuo da curare: spesso il contesto può essere patogeno, per gli animali e per i bambini ancora più che per gli umani adulti, dal momento che essi quasi sempre non dispongono dell’autonomia per sottrarvisi.
E’ importante però sottolineare che soggetti della stessa specie ed anche della stessa razza esposti a stimoli derivanti da un identico contesto, sviluppano differenti modalità di reazione, denotando così l’esistenza di tratti di personalità certamente attenenti alla dimensione psorica di ognuno, che rappresentano l’elemento chiave per la prescrizione del rimedio. Sarebbe possibile ipotizzare una materia medica veterinaria dei contesti patogeni e delle modalità individuali di risposta ad essi, focalizzando la sovrapponibilità tra temi e modalità di rimedi o gruppi di rimedi ed interazione tra comportamenti genetici, epigenetici (ovvero acquisiti e non dettati dal genoma)e contesto relazionale.
Questa riflessione è in accordo con il concetto di cultura animale come forma di acquisizione non genetica di abitudini ed info rmazioni, attualmente proposto da molti autori.
Fa parte della cultura animale anche ciò che viene definito fenomeno esaptativo: un comportamento adattivo può essere trasferito da un contesto ad un altro quando questo si riveli utile od appropriato; si parla prevalentemente di acquisizione intraspecifica, ma non è escluso anche un passaggio di info rmazioni interspecifico derivante da particolari contesti quale la stretta convivenza in un ambito circoscritto: tutti abbiamo esperienza di situazioni in cui cani e gatti, o anche gatti e conigli, diventano “amici” ovvero vivono una dinamica di affratellamento, spesso arrivando ad imitare reciproci comportamenti. Del resto, è nell’esperienza quotidiana di chi convive con animali domestici la constatazione della propensione ad ampliare la gamma delle attitudini e dei comportamenti per effetto di stimoli derivanti da varie interazioni; questo dato empirico è spiegato dal concetto di plasticità neuronale promosso da molti studi nel campo delle neuroscienze; si può affermare che un cane ed un gatto cresciuti con frequenti contatti con altri animali e con le dinamiche articolate di una famiglia di umani, sicuramente sono “persone animali” del tutto diverse rispetto ad un individuo che trascorra la sua vita chiuso in un recinto o in un angusto cortile senza ricevere stimoli diversificati: la complessità genera complessità. La propensione a sviluppare fattori epigenetici più o meno pronunciati, e la qualità di questi fenomeni, può fornire elementi a favore di alcuni rimedi o gruppi di rimedi della materia medica.
Lo studio degli aspetti che qui ho citato può essere confortato, in clinica omeopatica, dall’utilizzo di voci repertoriali che ci permettono di creare una correlazione con la materia medica.
Per esempio, tornando all’importanza dei contesti patogeni , vi sono voci repertoriali dotate di buona corrispondenza clinica:
ailments from domination: è il sintomo che descrive gli esiti di un metodo educativo repressivo, di un training forzato ed inadatto al carattere dell’animale, o più semplicemente di un trattamento brusco basato sul rimprovero e sulla punizione senza il contraltare del r info rzo positivo; questi pazienti che soffrono per gli effetti di prolungata costrizione spesso si avvantaggiano, a seconda delle modalità reattive che sviluppano, di Lycopodium, delle Magnesie, di Carcinosinum, delle Calcaree, e di Falco pellegrino.
duty, too much sense of: occorre ricordare, per esempio nel fare ricorso a questa voce repertoriale, che la clinica omeopatica veterinaria spesso attinge alla materia medica ed alle patogenesi con un criterio di analogia; può certo apparire azzardato ipotizzare l’esistenza di senso del dovere in un animale, eppure vi sono animali che recepiscono in modo altamente condizionante gli insegnamenti e le inibizioni ricevuti con l’educazione o l’addestramento, talvolta arrivando a trovarsi in conflitto con la propria natura: ad una prima fase in cui esiste un tentativo di ribellione, può fare seguito la rinuncia o l’incapacità a vivere un conflitto con la propria figura di riferimento; infine saranno prodotti sintomi fisici; ho avuto casi di questo tipo in cui si sono manifestati quadri di dermatite, di enterite, di cistite, sempre in forma cronica: a seconda delle modalità individuali, i Sali di potassio e quelli di magnesio si adattano bene a questi scenari, ma anche Carcinosinum e le Calcaree.
ailments from protection, parental protection, excessive (è la situazione clinica di animali che subiscono da parte del proprietario un rapporto che Roberto Marchesini, il padre della zooantropologia, definisce zoopoietico o, in casi più estremi, zoomaniaco, nella specifica accezione di trasformare l’animale in un figlio o in un fidanzato o in un pupazzo di peluche; questo prezioso sintomo, poco sviluppato perché solo di recente inserito nel repertorio, potrebbe essere rimpinguato dai veterinari con una ricca lista di rimedi: primi tra tutti Pulsatilla, Lycopodium, Ignatia e Chamomilla, da aggiungere ai già presenti Baryta carbonica, Calcarea carbonica e Silicea.
Altre voci repertori ali possono contribuire allo studio omeopatico del trattamento dell’animale iperprotetto:
childish behavior: l’animale iperprotetto, per esempio non adeguatamente socializzato, non sviluppa una personalità adulta ed autonoma
clinging, children in, mother child clings to the: vi è una ricerca morbosa di contatto fisico costante con il proprietario
confidence, want of self: la mancanza di autonomia naturalmente produce un senso di ansia ed inadeguatezza nell’affrontare ogni situazione
fear people: un aspetto della inadeguata socializzazione è la paura di essere avvicinato da suoi simili o da esseri umani che non facciano parte del microcosmo già noto
fear strangers: un aspetto ancora più enfatizzato nelle paure dell’animale iperprotetto si osserva nella reazione a presenze del tutto nuove; l’estraneo che entra in casa può essere addirittura aggredito sebbene sia accolto dale persone della famiglia, poichè l’animale non dispone di un codice adeguato per leggere la vera o falsa minaccia insita in ogni situazione
forsaken feeling: l’animale ha un comportamento morboso, dipendente ed implorante, come se temesse di essere abbandonato in ogni istante; più intensa è l’iperprotezione, più evidente è questa attitudine
home, desires to go: fuori dall’ambiente domestico l’animale iperprotetto è preda di mille paure
Altri sintomi si adattano ad una diversa accezione del rapporto zoopoietico
ailments from love disappointed: che in questo caso l’animale è trasformato in un oggetto di utilità, isolandolo per esempio a protezione di una proprietà, o relegandolo a margine degli affetti familiari per “attivarlo” solo in occasione della caccia; la biologia del cane è predisposta per la vita in branco: il cane è un animale sociale è ha bisogno, nel quotidiano, di vivere dinamiche di relazione dotate di un significato gerarchico, di una componente ludica, di stimoli sensoriali abbondanti. L’amore non corrisposto è anche il sintomo eziologico da considerare in situazioni di zooapatia: accade spesso che, nell’ambito di un nucleo familiare che accoglie con favore l’animale, vi sia un individuo che lo rifiuta profondamente, e che, per non mettersi in conflitto con le altre persone della famiglia, si limita ad ignorarlo completamente, facendo finta che non esista. Questo scenario di rapporto negato, in una ipotetica materia medica del contesto è fortemente affine ai Sali di sodio, naturalmente, ma anche ad Ignatia o Staphisagria
ailments abused, after being: l’animale che il proprietario vuole trasformare in oggetto di utilità, può essere fisicamente maltrattato se non si dimostra adeguato alle aspettative; molte altre voci repertoriali possono contribuire allo studio dei rimedi indicati; è determinante però in questi casi valutare la strutturazione che segue al maltrattamento, con un’attitudine di sottomissione piuttosto che di ribellione o ancora una risposta depressiva con possibili connotazioni autodistruttive (automutilazioni, comportamenti compulsivi); la lista dei possibili rimedi è enorme: come semplice esempio vorrei citare Arnica, Aconitum, Carcinosinum, Lac caninum, Falcon peregrinus, Hyosciamus, Stramonium che coprono una estesa gamma di diverse reazioni a tali circostanze
ennui: il tedio è un accertato elemento patogeno soprattutto nel caso di gatti che trascorrono l’intera vita in appartamento; però non tutti i gatti privati della libertà si ammalano per questo motivo; per alcuni soggetti, per esempio quelli identificabili come alogeni, la segregazione è una grave violenza e risulta del tutto insopportabile; altri soggetti ne soffrono ma trovano compensazione nel senso di sicurezza e nella gratificazione affettiva della relazione con gli umani: per esempio le Calcaree e Silicea, con il loro forte tema di struttura, si avvantaggiano molto dell’avere una tana sicura ed una solida struttura di riferimento fatta di abitudini quotidiane, con l’eccezione di Calcarea phosphorica che ha assoluto bisogno di esplorare un territorio più esteso (wander, desire); se per gli alogeni il problema cruciale è lo spazio mentale, altri rimedi hanno soprattutto bisogno di attività fisica: Tarentula per esempio, che risponde alla segregazione con comportamenti distruttivi, Lachesis che reagisce con una difesa esasperata dei pochi spazi ed oggetti che costituiscono il suo scarno territorio, Sepia che si dimostra indifferente verso le persone del nucleo familiare, mentre accoglie con gioia e sollievo la novità portata da una presenza nuova tra le mura di casa.
delusion enemies, surrounded by enemies: la convivenza forzata con altri animali ela mancanza di spazi individuali adeguati può provocare negli animali numerosi sintomi dovuti ad una percezione di violazione del proprio territorio e di essere circondati da presenze ostili; il repertorio e la materia medica contengono vasti materiali utili per il trattamento di questi sintomi, ma naturalmente uno spazio più vasto in cui agire dinamiche meno “compresse” sarebbe la vera cura. Solanacee, serpenti, Arsenicum ed i suoi Sali, e ancora gli alogeni, sono alcune delle tipologie di pazienti che maggiormente soffrono in queste situazioni.
Un contesto patogeno rappresenta a tutti gli effetti un ostacolo alla guarigione; talvolta solo un drastico cambiamento di contesto rende possibile un percorso di guarigione.
Possiamo percepire l’esistenza di un contesto patogeno dal lessico usato nella narrazione del proprietario, e negli atteggiamenti fisici del proprietario stesso verso l’animale, o talvolta ne possiamo essere diretti testimoni osservando lo scenario in cui vive l’animale. Talvolta, l’osservazione di un contesto patogeno sarà l’elemento di massimo interesse per noi, e il nostro atto terapeutico si rivolgerà al miglioramento delle dinamiche familiari riguardanti l’animale domestico tanto quanto alla somministrazione di un rimedio omeopatico.
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