Analisi del follow up in Omeopatia

Una volta prescritto il rimedio ritenuto corretto il lavoro dell’omeopata non è terminato, occorre infatti osservare e comprendere dinamicamente l’evoluzione del caso e in base alla risposta alla terapia valutare se la prescrizione è stata corretta, se la scelta della potenza è stata adeguata, se la gestione dell’eventuale aggravamento è ottimale e se si prevede che saranno necessarie ulteriori prescrizioni. Solo una profonda esperienza clinica sul campo può permettere di affrontare e risolvere tali problemi.
La dr. Raffaella Pomposelli responsabile del progetto di sperimentazione ”Indagine osservazionale prospettica sull’effettività della terapia convenzionale ed omeopatica in pazienti con patologia artroreumatica e/o osteoporotica” della durata di due anni, che si è svolto presso la Casa di Cura Quarenghi di San Pellegrino Terme (BG), terminato il 14 giugno 2003, e che da anni segue gli insegnamenti del professor Gorge Vithoulkas, discuterà casi clinici umani, mentre per i casi veterinari si avvarrà della collaborazione della dottoressa Cristina Marcolin.
Questo seminario è rivolto ai medici e ai veterinari che vogliano aumentare la competenza clinica e ai farmacisti per acquisire competenza nell’uso delle potenze dei farmaci omeopatici in casi complessi.

Date, orari e sede

Verona, 3-4 ottobre 2003

ECM

seminario in ECM ministeriale evento residenziale n. 65726 - medici (8 crediti), n. 65728 - veterinari (9 crediti) e n. 65729 - farmacisti (9 crediti)

Quote, modalità e documentazione per l'iscrizione

€ 100,00

Dettaglio del corso

Programma

Venerdì 3 ottobre 2003 15.00 – 15.15 registrazione partecipanti 15.15 – 16.45 presentazione di casi clinici umani e veterinari 16.45 – 17.00 break 17.00 – 19.00 esecuzione diretta da parte di tutti i partecipanti di attività pratiche sui casi clinici presentati – individuazione dei “sintomi guida” – formulazione della prognosi – aggravamento omeopatico e reazione al rimedio Sabato 4 ottobre 9.00- 10.30 presentazione di casi clinici umani e veterinari 10.30 – 10.45 break 10.45 – 12.45 esecuzione diretta da parte di tutti i partecipanti di attività pratiche sui casi clinici presentati – scarsità di sintomi individualizzanti – valorizzazione dei sintomi presenti – predisposizioni miasmatiche 14.15 – 16.15 presentazione di casi clinici umani e veterinari 16.15 – 16.30 break 16.30 – 18.30 esecuzione diretta da parte di tutti i partecipanti di attività pratiche sui casi clinici presentati – applicazione e verifica della Legge di Guarigione – ripetizione e sospensione del farmaco omeopatico – cambiare il farmaco omeopatico? 18.30-19.30 prova scritta di verifica dell’apprendimento

BIBLIOGRAFIA

-“Organon – dell’arte del guarire” (Traduzione italiana dalla VI edizione tedesca a cura della L.U.I.M.O. –Libera Università Internazionale di Medicina Omeopatica- NA 1981) -“Appunti di Medicina Omeopatica” (J. T. Kent, ed. red 1999) -“Un nuovo modello di salute e malattia” (G. Vithoulkas, edizioni libreria cortina verona, 1990) -“La scienza dell’Omeopatia” ((G. Vithoulkas, edizioni libreria cortina verona, 1986)

ABSTRACT

NUOVO MODELLO DI SALUTE E MALATTIA DI GEORGE VITHOULKAS

‘Esistono vari livelli d salute tra lo stato ideale di salute, “”perfetta”” e lo stato di totale deterioramento. Allo stato attuale delle cose, noi non siamo sicuri del numero dei livelli esistenti fra questi due estremi, ma, a favore dell’argomento, ne elenchiamo una lista di dodici. ‘L’organismo si trova in ogni momento in uno stato di fluttuazione vibrazionale ed oscillatoria; la tendenza naturale e sana dell’organismo è quella di risiedere e rimanere nelle regioni più alte. Ma se un individuo si trova già in una condizione di notevole sensibilità a causa di una malattia acuta e riceve una forte ulteriore sollecitazione come una terapia allopatica, ciò determinerà un ulteriore stress per l’organismo e la “”caduta”” verso un livello più basso. La permanenza di un cambiamento negativo (antropico; manifestazione di una malattia cronica) dipenderà dall’intensità della predisposizione e dall’intensità della sollecitazione, sommate alla loro corrispondente attrazione reciproca (con quanta forza si riconoscono l’un l’altra). ‘L’instaurarsi di questo nuovo stato patologico è sempre contrassegnato da un salto di un quanto (avviene a sbalzi) di energia o cambiamento essenziale nei modelli energetici all’interno dell’organismo. ‘Quando l’organismo cambia livello di salute, di conseguenza ed in accordo, cambia anche la sua predisposizione verso i differenti agenti patogeni. Una volta che l’organismo è “caduto” all’interno di un altro livello di ordine inferiore, si verifica un sostanziale cambiamento nella sua chimica e nell’intera struttura energetica. I differenti virus o batteri che in precedenza contagiavano facilmente quell’organismo, moltiplicandosi poi al suo interno, ora non lo contagiano più o lo contagiano solo con grande difficoltà (è abbastanza difficile distinguere se i batteri, i virus o i miceti siano penetrati nell’organismo dall’ambiente esterno, sviluppandosi poi, o se essi si siano sviluppati direttamente nell’interno dell’organismo, a causa di determinate specifiche condizioni interne. L’ipotesi più probabile è che possano aver luogo entrambi i processi ponendo come parametro critico le condizioni interne dell’organismo o il grado di degenerazione. Ora l’organismo è pronto per essere contagiato da nuove specie di virus, batteri, miceti, tutti microrganismi che questo nuovo livello fisico-chimico attrae più facilmente. Le nuove specie che ora contageranno l’organismo saranno di natura più virulenta, interessandolo più profondamente e gravemente. A causa della diminuzione della resistenza dell’organismo, persino gli agenti infettivi che sembrano non pericolosi ora saranno per questo organismo molto virulenti. Alla fine, poiché i processi patologici cronici progrediscono più profondamente e si collocano nell’organismo più centralmente, i piani emozionale e mentale saranno gravemente disturbati e la possibilità di contrarre una malattia acuta da virus o batteri sarà ridotta al minimo. Perciò, la possibilità di contrarre una malattia acuta diventa inversamente proporzionale alla gravità del disturbo mentale od emozionale. È riconosciuto come un dato di fatto che più il disturbo mentale od emozionale è grave, minori sono le possibilità di contrarre una malattia acuta. Il modo ideale di curare l’organismo umano è attraverso la stimolazione di tutto il suo sistema di difesa nella stessa direzione che l’organismo avrebbe utilizzato per combattere la malattia. Una terapia dovrebbe agire ad un livello energetico e nella stessa direzione che l’organismo ha scelto per difendersi. Allo stesso modo in cui uno stato patologico inizia come un cambiamento istantaneo di energia, così l’organismo ritornerà allo stato normale precedente sotto la giusta stimolazione energetica attraverso un salto di un quanto di energia. Anche se la sofferenza locale è cambiata poco o, addirittura non è cambiata affatto, questo salto di un quanto di energia viene sperimentato dal paziente come un senso di grande vitalità, libertà e benessere. Ogni persona sotto trattamento omeopatico è in grado di percepire se il rimedio che sta prendendo è realmente curativo o soppressivo.

APPUNTI DI MEDICINA OMEOPATICA

(James T. Kent) Corrispondenza degli organi e direzione della cura (ed. red 1999, pp. 87-91) Hering introdusse per primo la legge di Direzione dei Sintomi: dall’interno all’esterno, dall’alto verso il basso e nell’ordine opposto a quello della loro comparsa. […] La parte più interna dell’uomo è composta dalla volontà, dall’intelligenza e dalla memoria, che si estendono all’esterno attraverso l’organismo fisico. […] Gli organi fisici corrispondono alla parte interna dell’uomo: alla volontà e all’intelligenza. L’intelletto prende in considerazione una certa affermazione valutandola alla luce delle cose apprese per capire se è vera o falsa, parzialmente vera o parzialmente falsa. La memoria la trattiene nel corso di tale esame e valutazione, e le facoltà intellettuali assimilano ciò che viene accolto, separando il vero dal falso, appropriandosi della verità e rigettando il falso. Lo stomaco riceve il cibo e, insieme con l’intestino tenue, digerisce e assimila ciò che è utile all’organismo, eliminando la parte inutile, cioè la componente che non può digerire, quella falsa. Stomaco e intestino corrispondono all’intelletto dell’uomo, poiché eseguono per il corpo ciò che le facoltà intellettuali fanno per l’uomo. I reni compiono un’attività simile, separando nel sangue il falso dal vero. Lo scarto del sangue forma l’urea, gli urati e viene eliminato. I reni fanno per il sangue ciò che le facoltà intellettuali fanno per la verità. […] ‘Nel trattamento di un paziente con disturbi delle facoltà intellettuali, come egli migliora compaiono disturbi gastrici o intestinali, crampi e diarrea. In un altro paziente, nel corso della reazione a un disturbo mentale, si può manifestare un disturbi renale con albuminuria. […] Se durante il trattamento di un paziente affetto da albuminuria si manifestano disturbi mentali, egli sta sicuramente peggiorando. […] i disturbi gastrici scompariranno presto: perciò non interferite. È questa allora la dinamica dall’interno all’esterno e viceversa. Secondo la Legge, nel passaggio dall’interno all’esterno non sempre i sintomi mentali sono seguiti da disturbi cutanei, e quando questo avviene siamo in presenza di uno sviluppo più rapido. Il processo di cura è più lento quando si manifestano disturbi gastrici o renali. Poi il processo attraversa la serie degli organi e, come lo stomaco migliora, compaiono il catarro e le eruzioni cutanee e quel paziente conserverà buone condizioni di salute. Talvolta le facoltà intellettuali corrispondono ai polmoni. I polmoni fanno per il corpo ciò che l’intelletto fa per l’uomo. Se il paziente rischia di ammalarsi di tubercolosi o è già affetto dalla malattia e, dopo la somministrazione di un rimedio, i polmoni migliorano e vengono coinvolte le facoltà intellettuali, quel paziente morirà: state certi che non riuscirete a curarlo. Se invece a un disturbo mentale seguono, dopo la prescrizione, catarro polmonare o bronchiale o qualunque disturbo gastrico, intestinale o polmonare, il paziente è in fase di miglioramento. Quando un individuo è malato nella volontà, quando odia ciò che amava, quando desidera distruggere o fuggire la propria vita oppure odia i propri figli, quando una moglie è ostile al marito o tutto il sistema nervoso volontario è disturbato, che cosa accadrà in questa forma di follia? Se si è somministrato il rimedio giusto, si ammaleranno il fegato o il cuore, che corrispondono al sistema volontario. Quando si prescrive per i disturbi della volontà, si avranno problemi al cuore e al fegato e non affezioni gastriche o renali. […] Gli organi sessuali sono normalmente collegati alla volontà. Le donne con disturbi degli organi sessuali, all’utero e alle ovaie, soffrono di soppressione sia in ciò che amano sia nell’intelletto, mentre gli uomini con disturbi sessuali che coinvolgono gli organi sessuali sono colpiti principalmente negli organi intellettuali

Spirito della dottrina medica omeopatica (Samuel Hahnemann) Marzo 1813

Ora, poiché le malattie sono alterazioni dinamiche del nostro carattere vitale, non possono essere rimosse se non per mezzo di agenti e poteri che sono anche capaci di produrre alterazioni dinamiche della salute umana, cioè le medicine, che curano le malattie in modo virtuale e dinamico. ‘Queste sostanze e poteri attivi (medicine che abbiamo a disposizione), effettuano la cura delle malattie mediante lo stesso potere dinamico di alterare lo stato attuale di salute, mediante lo stesso potere di squilibrare il carattere vitale del nostro organismo riguardo alle sue sensazioni e funzioni, per cui esse sono capaci di attaccare l´individuo sano e produrre in lui alterazioni dinamiche e alcuni sintomi morbosi, la conoscenza dei quali come vedremo, ci fornisce le più veritiere informazioni concernenti gli stati morbosi che con certezza possono essere curati da ciascuna particolare medicina. 20 – Il potere che possiedono le medicine di alterare lo stato di salute può essere accertato solo sull’uomo sano.

Spirito della dottrina medica omeopatica

(Samuel Hahnemann) Marzo 1813 […] il potere curativo delle medicine non può esprimersi in altro modo, così sicuro e palpabile, e non può essere conosciuto da noi in maniera più pura e perfetta se non attraverso i fenomeni morbosi e i sintomi (malattie artificiali) che le medicine sviluppano sugli individui sani. Per cui dobbiamo inizialmente registrare i peculiari (artificiali) sintomi morbosi prodotti da varie medicine sugli individui sani e poi abbiamo soltanto bisogno di una serie di esperimenti puri per decidere quali medicamenti rapidamente e permanentemente cureranno e rimuoveranno certi sintomi di malattia, per sapere, di fronte a ciascun caso, quale di tutte le differenti medicine conosciute e accuratamente testate rispetto ai loro sintomi peculiari può essere il rimedio più sicuro in ciascun caso 21 – I sintomi morbosi che producono le medicine nelle persone sane, sono l´unica cosa che ci insegna a riconoscere il loro potere curativo.

PREFAZIONE DELLA II EDIZIONE DE “Le malattie croniche”

(S. Hahnemanna 1835-1839) […] L’assunzione per via orale di un piccolo globulo del rimedio a elevata dinamizzazione, messo direttamente sulla lingua senza essere stato sciolto in acqua o per inalazione moderata eseguita dall’imboccatura di un flacone contenente uno o più globuli, sono i modi per somministrare la minima dose possibile il cui effetto avrà una durata minima. Eppure alcuni pazienti ipersensibili, affetti da disturbi leggeri, avvertiranno l’effetto anche di una dose così ridotta, purché il rimedio sia stato scelto omeopaticamente. Tuttavia, le infinite variabili che costituiscono la differenza fra un paziente e l’altro, come la sensibilità, l’età, lo sviluppo fisico e mentale, la forza vitale e soprattutto la natura della malattia, esigono una grande varietà di trattamento, come pure di modalità di somministrazione delle dosi del rimedio. Le malattie, infatti, possono essere di vario genere: una è naturale e semplice, ma recente, un’altra pure naturale e semplice, ma di vecchia data; una può essere complicata, ossia combinata con altre malattie croniche, un’altra ancora, come purtroppo per lo più accade, può essere stata aggravata da una cura allopatica, complicandosi con una malattia medicamentosa e questo è il caso più grave. […] L’esperienza ha insegnato a me e a chi segue il mio metodo che, nelle malattie di qualunque genere e gravità (comprese le malattie acute e subacute, più o meno maligne) è opportuno somministrare il rimedio in globuli sciolti suddividendo la soluzione in più somministrazioni. In questo modo si può somministrare il rimedio diluito in una quantità d’acqua compresa tra i sette e i venti cucchiai, somministrati nelle malattie acute a intervalli di sei, quattro, due ore; oppure, nei casi di immediato pericolo, a intervalli di un’ora o mezz’ora; ai malati più deboli o ai bambini si somministrerà un cucchiaino da caffè alla volta. Nelle malattie croniche ho avuto maggiori vantaggi somministrando una dose (ossia un cucchiaio) della soluzione del rimedio appropriato ogni due giorni e, più frequentemente, una volta al giorno. Poiché tuttavia, l’acqua, anche se distillata, dopo qualche giorno si deteriora, alterando così anche le proprietà della piccola quantità di rimedio in essa diluito, occorre aggiungervi una piccola quantità di alcool, oppure, se ciò è impossibile, come nei casi in cui il paziente non lo tolleri, si può aggiungere alla soluzione qualche pezzettino di carbone di legna. Anche il carbone di legna risponde infatti allo stesso scopo, con l’unico inconveniente che dopo qualche giorno fa assumere alla soluzione un colore nerastro. Ciò dipende dal fatto che il liquido viene agitato; è infatti necessario scuotere la soluzione ogni volta che se ne somministra una dose, come si vedrà più avanti. Prima di proseguire, è bene sottolineare che il nostro principio vitale non sopporta facilmente la ripetizione immediata di un medicamento alla medesima dinamizzazione. Quando ciò avviene, infatti, può accadere che l’effetto benefico della prima dose sia in parte neutralizzato, oppure che si manifestino nuovi sintomi caratteristici del rimedio che non si erano mai manifestati (malattia medicamentosa), e che questi ostacolino la cura. In questo modo può accadere che anche un rimedio omeopatico, scelto con attenzione, produca effetti negativi e raggiunga lo scopo solo in modo imperfetto, o non lo raggiunga affatto. È questo il motivo per cui c’è un’apparente contraddizione, in campo omeopatico, sul problema della ripetizione delle dosi. Ma quando occorre somministrare ripetutamente uno stesso rimedio, come è indispensabile fare per guarire una malattia cronica grave, è sufficiente variare ogni volta un po’ la dinamizzazione della dose somministrata, perché la forza vitale riceva il rimedio tranquillamente e, per così dire, di buon grado. Il rimedio potrà quindi essere somministrato anche a brevi intervalli avvertendo dopo ogni somministrazione un miglioramento. Per ottenere questo lieve cambiamento del grado di dinamizzazione è sufficiente scuotere cinque o sei volte la soluzione contenente i globuli, prima di ciascuna somministrazione. Se il medico finisce la soluzione del rimedio che si è dimostrato efficace e deve continuare a somministrarlo, perché esso continui ad agire, prenderà un globulo o due dello stesso rimedio a una dinamizzazione più bassa (per esempio, se la volta prima ha usato la trentesima dinamizzazione, questa volta userà la ventiquattresima) e preparerà una soluzione con lo stesso numero di cucchiai di acqua, agitando bene la bottiglia e aggiungendo poco alcool o carbone di legna. Questa soluzione potrà essere somministrata agli stessi intervalli o a intervalli più lunghi, eventualmente diminuendone la quantità; è comunque importante agitare cinque o sei volte la bottiglia a ogni nuova somministrazione. Si continuerà con questo sistema fintantoché il rimedio produrrà un miglioramento e finché non si manifesteranno nuovi sintomi, nel qual caso sarà necessario cambiare rimedio. Allorché il rimedio produce effetti troppo marcati, si eviterà di ripetere la somministrazione il giorno successivo. Se appaiono solo i sintomi della malattia, che però si aggravano progressivamente malgrado la dose ridotta e il grado di dinamizzazione venga elevato, significa che è arrivato il momento di interrompere, per una settimana o due, la somministrazione del rimedio e che occorre aspettare un miglioramento di un certo rilievo. […] allorché, non soddisfatti di mettere la soluzione acquosa a contatto con le terminazioni nervose della bocca e del tubo digerente, la si impiega contemporaneamente per frizioni alla superficie del corpo o in una sola zona o diverse avendo cura di evitare quelle che sono più colpite da sintomi morbosi quali per esempio, un braccio, una gamba, una coscia. Si possono variare così gli arti frizionati. Somministrati in tal modo i medicamenti omeopatici si mostrano molto più attivi nella cura delle malattie croniche, è procurano una guarigione più rapida di quando si somministrano solo per via orale. […] Si spiega così come mai si raccontino, sia pure raramente, casi di guarigioni quasi miracolose in pazienti cronici paralizzati e con la pelle sana. Costoro possono infatti guarire prontamente e definitivamente con pochi bagni in acqua minerale i cui costituenti medicamentosi siano molto omeopatici alla malattia cronica di cui soffre il malato (a). a) D’altro canto, questi stessi bagni hanno anche provocato danni ben più gravi, in proporzione, ai pazienti che soffrivano di ulcere ed eruzioni cutanee: infatti queste venivano soppresse, come accade quando si usano trattamenti locali di altro genere. Dopo poco tempo, la forza vitale del malato trasferiva la malattia interna non curata a una parte dell’organismo ben più importante per la vita e la salute […] Per questo motivo occorre non applicare mai il rimedio omeopatico usato internamente sulle parti che soffrono di disturbi esterni. […] per molti pazienti non è affatto indicata la grande quantità di alcool o di whisky o di carbone vegetale che occorre aggiungere per conservare la soluzione, soprattutto nella stagione calda. Per risolvere questo problema, ho adottato un metodo che ho scoperto recentemente e che si è rivelato preferibile nei casi più difficili. Da una soluzione composta da circa cinque cucchiai di acqua pura e cinque di cognac, tenuta a portata di mano in una bottiglia, si preleveranno duecento, trecento, quattrocento gocce (a seconda che la soluzione debba essere più o meno forte) che verranno versate in un’altra boccetta, da riempire a metà, in cui siano stati precedentemente messi i globuli del rimedio o la polvere. La nuova boccetta viene chiusa ermeticamente e agitata finché il rimedio non sia completamente sciolto. Da questa soluzione si preleveranno una, due, tre gocce o più (a seconda della sensibilità e dello stato della forza vitale del paziente), che verranno versate in una tazza contenente un cucchiaio di acqua. Agitata bene, questa nuova soluzione verrà somministrata al paziente; nei casi più difficili se ne somministrerà solo la metà. Si potrà usare per la frizione mezzo cucchiaio di questo stesso preparato. Nei giorni in cui si fa solo la frizione, come pure nei giorni in cui il rimedio è assunto solo per via interna, bisognerà scuotere con forza cinque o sei volte il flacone contenente le gocce; e allo stesso modo bisognerà agitare bene la goccia o le gocce di rimedio contenute nella tazza in un cucchiaio d’acqua. […] Nel trattamento delle malattie croniche è spesso opportuno prendere il rimedio, per via orale o frizionato, la sera poco prima di andare a dormire: ciò serve a evitare qualche disturbo che potrebbe manifestarsi prendendo il rimedio più presto. Quando avevo l’abitudine di somministrare il rimedio senza dividere le dosi, che scioglievo sempre in un po’ d’acqua, mi capitava spesso di rendermi conto che la dinamizzazione effettuata con dieci scosse fosse eccessivamente forte, ossia che l’azione del rimedio diventasse troppo violenta, e di conseguenza consigliavo di agitare solo due volte la soluzione. Ma negli ultimi anni ho sempre somministrato ciascuna dose diluita in una soluzione inalterabile, suddivisa in quindici, venti o trenta giorni e più: in questo modo nessuna dinamizzazione risulta troppo elevata e posso continuare a scuotere dieci volte la soluzione. Desidero quindi correggere quanto scrivevo, a questo proposito, tre anni fa. Nei casi di ipersensibilità complicati da un’estrema debolezza, il rimedio può essere somministrato solo per inalazione. Quando è necessario ripetere la somministrazione della dinamizzazione, essa dovrà essere precedentemente agitata. Se il medico non vedrà sorgere nuovi sintomi, continuerà agli stessi intervalli, finché non cominceranno ad aggravarsi i sintomi presenti all’inizio; poi comincerà a prolungare gli intervalli tra una dose e l’altra, riducendo la quantità. Com’è noto, nel caso del colera il rimedio dovrà essere somministrato a intervalli molto più brevi. Per i bambini bisogna sempre usare il vasellame a cui sono abituati: un cucchiaino da tè per loro è insolito e suscita la loro diffidenza, inducendoli a rifiutare il liquido insapore che viene loro offerto in questo modo. Si potrà a questo scopo aggiungere un po’ di zucchero.

Documentazione