L’omeopatia è solo un effetto placebo?
Questa è la critica preliminare che viene comunemente rivolta all’omeopatia: i risultati clinici ottenuti dall’omeopatia sono frutto solo di una suggestione psicologica, detta effetto placebo.
Per discutere questo punto , intanto ci chiediamo: che cos’è, in medicina, l’effetto placebo?
Dal Dizionario Medico Illustrato Dorland si legge:
effetto placebo: effetto specifico psicologico e psicofisiologico prodotto da un placebo.
placebo: sostanza inattiva che viene somministrata al paziente come se fosse un vero farmaco ed allo scopo di soddisfarlo….Così si definiscono anche tutte quelle procedure atte a svolgere un ruolo (secondo scopi preordinati), ma prive di uno specifico valore intrinseco.
Da questa definizione, si deduce che, se sosteniamo che il farmaco omeopatico è un placebo, gli unici effetti del farmaco stesso sono di natura psicologica, cioè dipendono in sostanza dal rapporto medico-paziente.
A tal proposito, bisogna notare che:
– poiché tutti i farmaci sono di norma prescritti all’interno di un rapporto medico – paziente, anche l’effetto di un farmaco allopatico* risente dell’effetto placebo: per es. , se un persona ha mal di testa, ed il medico prescrive un antidolorifico, ildolore passa, ma nonèdettocheciò sia dovuto al farmaco. Potrebbe essere dovuto totalmente od in parte alla suggestione operata dal medico, detta effetto placebo. Se sosteniamo che irisultati clinici dell’omeopatia sono dovuti solo all’effetto placebo, anchemoltirisultati della medicinaufficiale(l’allopatia) dipendono dall’effettoplacebo….
– Ora, come si può distinguere quali siano i reali effetti di un farmaco ed a differenziarli dall’effetto placebo? In medicina scientifica si studiano i farmaci nei cosiddetti studi con gruppo di controllo “in doppio cieco”. In tali studi, al gruppo – A
– si prescrive il farmaco, al gruppo – B – si prescriveunasostanzainerte(placebo), che esternamente è uguale al farmaco. Né i pazienti dei due gruppi, né i medici direttamente coinvolti nell’esperienza sanno a quale gruppo sia stato somministrato il farmaco o il placebo. Nel tempo, vengono valutati gli effetti riscontrati nei due gruppi: in tal modo, si può distinguere fra gli effetti del farmaco e quelli della suggestione psicologica.
– Chi sostiene che tutti gli effetti clinici dell’omeopatia sono dovuti ad un effetto placebo, e che quindi un buon colloquio medico – paziente sostituisce il farmaco omeopatico (che ” è solo acqua fresca”), implicitamente afferma anche che tutti i farmaci, per essere considerati farmaci veri, devono essere stati studiati contro placebo, cioè con gruppo di controllo in doppio cieco. Ad una analisi più attenta però, molti metodi di cura normalmente impiegati in medicina ufficiale non sono mai stati studiatiin questo modo,: seapplichiamo con rigore esclusivamente il metodo del doppio cieco per convalidare una terapia, diverse terapie ufficiali in uso dovrebbero essere interrotte.
– è opportuno operare una distinzione fra medicina scientifica e quella clinica. La prima utilizza procedure scientifiche e controllate (come gli studi con gruppo di controllo), la seconda invece utilizza l’esperienza di un medico o di un gruppo di medici.
Se noi pretendiamo di usare solo la medicina strettamente scientifica, si arriva ad un blocco terapeutico; se si utilizza solo la medicina clinica, vi è il grosso rischio che siano utilizzate terapie senza un vero fondamento scientifico. Chiaramente, i risultati migliori si ottengono usando le conoscenze che vengono da entrambi le medicine, senza pretendere che una delle due sia depositaria della “verità”.
– La domanda – chiave è: quali sono le basi scientifiche e cliniche dell’omeopatia?
Basi scientifiche. Fino ad oggi, l’omeopatia è stata poco studiata con gruppi di controllo: questo non significa che non sia possibile farlo. Infatti, alcuni studi con gruppi di controllo sonostatirecentemente eseguiti, ed in diversi studi, che abbianorispettatolaspecificità del metodo omeopatico, è stato dimostrato che il farmaco omeopatico ha una sua azione autonoma non imputabile all’effetto placebo.
Basi cliniche. L’omeopatia ha circa duecento anni di storia. Molti dei farmaci impiegati hanno dato ottimi risultati clinici in questo periodo di tempo, su decine di milioni di persone. Molti farmaci usati nell’allopatia, sono usati da non più di 20 anni, e diversi solo da alcuni anni: quindi, da questo punto di vista, i farmaci allopatici sono usati con conoscenze cliniche inferiori a quelle dei farmaci omeopatici. A conferma di ciò, mentre in omeopatia i farmaci scoperti anche 200 anni fa sono ancoraoggi usati , perché danno buoni risultati, molti farmaci allopatici dello stesso periodo sono stati eliminati perché inefficaci o tossici.
Vi sono altre prove che i farmaci omeopatici hanno una specifica azione, non dipendente solo dall’effetto placebo, tra le tante: l’effetto placebo funziona soprattutto nelle malattie psicologiche o psicosomatiche. Provate a far passare un’otite in un bambino solo con dello zucchero, dicendogli che è una medicina molto potente… ! Su questo punto, molti genitori possono testimoniare che un corretto farmaco omeopatico può curare un bambino con una otite acuta.
In sintesi: il farmaco omeopatico ha una sua specifica azione terapeutica nonspiegabile solo con l’effetto placebo.
L’omeopatia è efficace anche se non è del tutto noto il meccanismo d’azione dei farmaci omeopatici
Non è completamente noto come agiscano i farmaci omeopatici, ma questo non significa che le uniche terapie valide siano quelle di cui sono esattamente spiegati e generalmente accettati i meccanismi d’azione.
Le terapie usate nella medicina convenzionale hanno tutte meccanismi d’azione completamente studiati?
Facciamo l’esempio dell’aspirina (acido acetilsalicilico): è stata usata in medicina convenzionale per decenni prima che fosse chiarito il meccanismo d’azione anti-infiammatorio; inoltre, l’effetto anti- aggregante, oggi usato in cardiologia, è divenuto chiaro dopo altri decenni. è possibile tuttavia che in futuro siano chiariti altri meccanismi d’azione ed altre applicazioni cliniche dell’aspirina. Usando quindi il rigore scientifico alla base delle affermazioni precedenti, non si dovrebbe usare neanche l’aspirina…
Gli esempi si potrebbero moltiplicare e si arriverebbe ad una paralisi terapeutica. Chi afferma di ragionare scientificamente, vuole quindi essere curato solo con farmaci di cui sia noto esattamente il meccanismo d’azione?
Forse è più saggio affermare che le terapie, per essere valide, devono avere dato risultati clinici positivi sull’uomo, dopo essere state prescritte ed usate a lungo da medici e pazienti. In questo senso l’omeopatia è sicuramente una terapia valida: è stata usata principalmente sull’uomo, ha sempre dato risultato clinici positivi, è conosciuta da circa 200 anni. Non sempre si può dire lo stesso per diversi farmaci usati in allopatia.
è evidente che conoscere il meccanismo d’azione di un farmaco è importante, ma questo non deve portare alla paralisi terapeutica: la medicina è una scienza pratica , non solo teorica.
Spesso accade che chi afferma che l’omeopatia non ha nessuna base scientifica si opponga a ricerche e studi sul meccanismo d’azione stesso.
I farmaci omeopatici non contengono tracce di nessun principio attivo: come fanno ad avere azione terapeutica?
In effetti, i farmaci omeopatici non contengono principi attivi dosabili chimicamente, ma solo le sostanze chimiche hanno un’azione sugli esseri viventi? Non possiamo negare gli ultimi cento anni della storia della scienza: chi starebbe tranquillamente di fronte ad una macchina per fare radiografie, che emette raggi X, solo perché la macchina non produce nessuna sostanza chimica? è evidente, quindi, che non solo sostanze chimiche, ma anche onde di tipo fisico hanno una profonda azione sugli esseri viventi.
La domanda potrebbe essere questa:” Se fra un flacone -1- con acqua , ed un flacone -2- con acqua in cui sia stato sciolto un farmaco omeopatico, non vi è nessuna differenza di tipo chimico, l’acqua del flacone -2- è diversa fisicamente dall’acqua “normale”, cioè del flacone -1-?
Negli ultimi anni sono state riscontrate importanti differenze di tipo fisico fral’acqua “omeopatica” e l’acqua normale. Per brevità, non possiamo qui riportare i dati scientifici, ma il punto fondamentale è che queste differenze esistono e che siamo quindi più vicini alla comprensione delle modalità di funzionamento dei farmaci omeopatici. Bisognaperò uscire dalla visuale riduttiva che il corpo umano possa essere compreso solo con leggi della farmacologia allopatica.
Quali sono i principi dell’omeopatia?
L’omeopatia si basa su 4 principi fondamentali:
a- la sperimentazione sull’uomo sano delle sostanze che saranno usate come farmaci;
b- la scelta e la somministrazione dei farmaci sperimentati secondo la legge di similitudine ;
c- il farmaco unico ;
d- il farmaco diluito e dinamizzato.
– a – la sperimentazione sull’uomo sano
Quanto sappiamo sui farmaci omeopatici deriva essenzialmente da studi compiuti su persone sane volontarie (sperimentatori). Un gruppo di sperimentatori sani assume il farmaco omeopatico e scrive accuratamente i sintomi insorti. La raccolta di questi. studi (provings) ci dice quale sia l’azione del farmaco sull’uomo.
I vantaggi di questa metodica sono:
1- non essendovi sperimentazione su animali, non c’è il problema, tipico della farmacologia allopatica, di vedere se l’azione dei farmaci sull’uomo sia diversa.
2- inoltre, le sperimentazioni sono state molto accurate. Per i farmaci più studiati sono stati raccolti migliaia di sintomi, di conseguenza il medico omeopata ne conosce a fondo l’azione. Non si sono mai verificate in omeopatia le “sorprese” (cioè effetti non precedentemente osservati) che hanno portato al ritiro dal commercio di molti farmaci allopatici. Ma come possono essere stati raccolti migliaia di sintomi?
Ad esempio uno sperimentatore può aver notato che il farmaco X ha causato tosse, ma più precisamente una ” tosse grassa che viene dopomezzanotte a letto disteso”. Poiché i sintomi del farmaco cambiano anche a seconda della reattività individuale, ciò spiega l’enorme numero di sintomi e la grande conoscenza clinica dei farmaci che si ha in omeopatia.
– b – la scelta e la somministrazione dei farmaci sperimentati secondo la legge di similitudine
Il medico omeopata conosce i sintomi prodotti (temporaneamente !) dai farmaci omeopatici sulle persone sane. Quando, durante la visita, il paziente espone i suoi problemi, l’omeopata dovrà cercare di riconoscere quale farmaco ha prodotto nelle persone sane i sintomi più simili a quelli del paziente che ha di fronte. Se per es. un paziente è molto freddoloso, suda di notte nel capo ed ha le unghie fragili, allora il medico dovrà prescrivere un farmaco che nelle sperimentazioni abbia prodotto gli stessi sintomi. (Può sembrare strano che un farmaco omeopatico abbia prodotto sintomi comelafreddolosità o la fragilità delle unghie, ma in effetti è quanto è stato ripetutamente sperimentato). Se il farmaco è stato ben scelto, innescherà una reazione curativa nel paziente, che quindi guarirà dai suoi sintomi: il simile cupa il simile.
A prima vista, questo modo di procedere può sembrare molto strano, ma rispetta le leggi che l’organismo mette in atto per cercare di guarire. Se per es. un bambino di buona costituzione fa una faringite, il suo organismo producel’infiammazione della gola (che diventa infatti possa) per cercare di superare la malattia (innescata da virus o batteri); se il bimbo ha una buona reazione, ilmeccanismo dell’infiammazione permetterà di uccidere i batteri o di creare gli anticorpi ai virus: quindi, l’infiammazione è una reazione dell’organismo che serve alla guarigione. Se invece al bimbo viene somministrato un farmaco sintomatico, un anti infiammatorio, questo sì migliora i sintomi, ma inibendo l’infiammazione (anti infiammatorio) inibisce anche la capacità dell’organismo di guarire: quel bambino, la prossima volta che farà una faringite, avrà i meccanismi naturali dell’infiammazione inibiti, e di conseguenza la sua reazione sarà inferiore, per cui avrà più difficoltà a guarire. Questo meccanismo spiega come i farmaci allopatici curino bene le malattie acute, ma anche come il soggetto, che li assuma spesso, si ammali frequentemente. è un’osservazione clinica effettuata da migliaia di medici e milioni di pazienti.
Si potrebbe obiettare che il bambino del nostro esempio si riammala perché reso debole dalla malattia precedente; questo però è soloparzialmente vero, in quanto se si inizia a curare correttamente il bimbo con l’omeopatia, egli si ammalerà meno frequentemente ed avrà una reazione alla malattia più veloce. Molto spesso le persone tendono ad ammalarsi sempre più frequentemente non solo per la malattia in sé, ma anche per l’azione dei farmaci allopatici che inibiscono le reazioni curative dell’organismo.
Se diamo quindi al bambino con la faringite, che non ha da solo sufficienti capacità di auto-guarigione, un farmaco omeopatico, in realtà gli diamo un medicinale (diluito e dinamizzato, v. dopo) che abbia prodotto nei soggetti sani quel certo tipo di infiammazione(la più somigliante). La caratteristica veramente unica del farmaco omeopatico è che esso viene preparato in modo tale da stimolare la ripresa e l’efficacia del processo infiammatorio, il quale può così avere ragione dei batteri o dei virus. Questo meccanismo stimolato dal farmaco omeopatico ristabilisce quindi un corretto funzionamento dei meccanismi di difesa di quel bambino.
– c – il farmaco unico
Gli studi sugli effetti dei farmaci omeopatici (provings) sono stati compiuti sperimentando un solo farmaco omeopatico: di conseguenza, il medico omeopata prescrive un solo farmaco omeopatico, simile ai sintomi presentati dal paziente. Occorre chiarire che in nessun proving sono mai stati sperimentati diversi farmaci omeopatici in diverse ore del giorno (per es.: farmaco – a – al mattino ; farmaco – b – al pomeriggio ; farmaco – c – alla sera) e non sono mai stati sperimentati miscele di farmaci diversi ( per es.: miscela x composta da farmaco a, farmaco b, farmaco c).
Di conseguenza, non è possibile sapere esattamente che cosa succedanell’organismo umano prescrivendo (1) farmaci omeopatici diversi in diverse ore del giorno e (2) miscele di diversi farmaci omeopatici; quindi, le terapie omeopatiche che utilizzano le metodiche del punto (1) oppure (2) non hanno un valido fondamento. Su questo punto c’è chi sostiene che l’omeopatia unicista sia sorpassata, e che sia meglio ricorrere a metodiche più moderne… Noi crediamo però che avere sperimentazioni omeopatiche come base per la pratica clinica omeopatica non sia affatto sorpassato…
Chi sostiene la validità di dare diversi farmaci omeopatici insieme,perché non rifà le sperimentazioni sulle persone sane dando diversi farmaci omeopatici insieme? Proponendo per una volta un esempio chimico, è noto che l’idrogeno e l’ossigeno sono due gas, ma uniti nella stessa molecola formano un liquido, cioè l’acqua: il mescolare due o più sostanze di partenza diverse può produrre effetti completamente nuovi, non prevedibili in partenza. Ci sembra quindi evidente che dare alla stessa persona farmaci omeopatici diversi produca un aumento del disordine interno dell’individuo: lo stato di malattia è caratterizzato da un progressivo aumento del disordine dell’organismo, la terapia omeopatica (come qualsiasi terapia corretta) deve aiutare l’organismo a trovare il suo ordine, il suo equilibrio e non deve quindi dare stimoli contraddittori.
Come riconoscere allora una prescrizione unicista? L’ omeopata unicista prescrive un solo farmaco per volta. Sulla ricetta ci sarà il nome (in latino) di un solo farmaco omeopatico, per es.:
Sulphur 200 CH (il numero 200 e la sigla CH indicano come è preparato il farmaco, v. dopo)
altro esempio:
Sulphur 30 – 200 CH (qui ci sono due numeri , 30 e 200: significa che il paziente deve assumere lo stesso farmaco, ma
con due preparazioni – dette diluizioni- diverse)
L’omeopata pluralista prescrive nello stesso paziente diversi farmaci omeopatici in diversi orari od in diversi giorni, per es.:
– Sulphur 9 CH ore 8
– Ignatia 30 CH ore 12
– Aconitum 9 CH ore 22
oppure:
– Sulphur 30 CH – Ignatia 30 CH a giorni alterni
L’omeopata complessista prescrive di solito diversi preparati (con nomi commerciali variabili) di diversi farmaci in diverse ore del giorno; vi sono esempi in cui, nella stessa ricetta, sommando i farmaci contenuti nei diversi preparati , si possono avere anche 40/50 farmaci omeopatici diversi per lo stesso paziente
d- il farmaco diluito e dinamizzato:
Il fondatore dell’omeopatia,- il medico tedesco Samuel Hahnemann, iniziò a sperimentare diversi farmaci nella terapia, ma incontrò subito difficoltà perché molti di quei farmaci erano tossici. Come si può notare, i problemi di allora sono simili ai problemi di oggi: per diverse malattie esistono farmaci efficaci, ma non è possibile usarli a lungo in quanto tossici. A questo punto, Hahnemann cominciò a diluire i farmaci, per diminuire la pericolosità, ma così facendo diminuiva anche l’efficacia degli stessi (anche oggi, in allopatia, se diluiamo farmaci attivi ma potenzialmente tossici, o ne diminuiamo la prescrizione, che equivale a diluirli, diminuiscono però sia la pericolosità che l’efficacia). Come uscire da questo vicolo cieco? Hahnemann fece una grande scoperta: se il farmaco, oltre ad essere diluito, veniva anche dinamizzato (cioè scosso dall’alto in basso per un certo numero di volte), l’efficacia del farmaco aumentava; inoltre, se questa operazione veniva ripetuta (cioè il farmaco epa progressivamente diluito e dinamizzato), il farmaco diventava sempre più efficace. Occorre sottolineare che:
1- Hahnemann non inventò nulla, fece solo delle osservazioni sperimentali ripetute ;
2-il procedimento di diluizione e dinamizzazione ,che porta al farmaco omeopatico, permette di avere un farmaco dalle caratteristiche uniche: è contemporaneamente efficace senza essere tossico (al contrario, in allopatia, i farmaci efficaci hanno tutti una tossicità, più o meno rilevante). Questo procedimento, inoltre, permette di usare come farmaci anche sostanze all’origine estremamente pericolose: in omeopatia, vengono usati per es. veleni di serpenti, ma la preparazione omeopatica ne elimina la tossicità.
Come si legge una ricetta omeopatica?
I medicinali omeopatici sono prescritti con il nome della sostanza (es. Natrum Muriaticum) seguito dalla diluizione della medicina ed infine dalla scala di diluizione usata. Il nome dei medicinali, la diluizione, la scala usata sono tutti espressi in la tino, in quanto era la lingua scientifica dei tempi di Hahnemann, ma c’è il vantaggio che un farmaco omeopatico si chiamerà sempre in quel modo in tutto il mondo!!
I farmaci omeopatici sono circa 3.000, quelli usati comunemente circa 100; lediluizioni maggiormente usate sono:
30-200-1000-10.000-50.000-100.000
la 1.000 è di solito indicata con la lettera M ; la 10.000 con XM ; la 50.000 con LM; la 100.000 con CM (in numeri romani) le scale di diluizione più usate sono la:
CH (centesimale di Hahnemann)
DH (decimale di Hahnemann)
K (da Korsakow, il medico che per primo le usò)
i medicinali sono disponibili in:
granuli globuli gocce
Esempio:
Natrum muriaticum M CH 1 tubo-dose
medicinale diluizione scala forma farmaceutica
Esiste anche un’altra scala di diluizioni, detta LM o cinquantamillesimale ; le diluizioni più usate sono:
VI XII XVIII XXIV XXX (in numeri romani)
6 12 18 24 30 (in numeri comuni)
Esempio:
Natrum muriaticum XII LM gocce
medicinale diluizione scala forma farmaceutica
Perché sul medicinale non ci sono scritte le indicazioni e le controindicazioni?
Non devi fare l’errore di applicare all’omeopatia,che come tutte le scienze ha i suoi principi,le regole della medicina basata sui farmaci di sintesi!!
Insieme alla confezione dei farmaci di sintesi c’è un foglietto in cui si parla delle indicazioni (cioè in quali malattie serve quel farmaco) e delle controindicazioni (cioè quando non usare quel farmaco o quali disturbi può dare); qs. non è possibilecol farmaco omeopatico,in quanto:
1- le indicazioni coincidono con gli effetti che il farmaco omeopatico ha prodotto nelle persone sane; questi effetti sono numerosissimi, e per i farmaci piu’ usati sono diverse migliaia: bisognerebbe quindi allegare ad ogniconfezione di farmaco omeopatico decine di pagine!!
2- L’omeopatia non cura tanto una malattia,ma cura una persona che in quel momento ha una malattia, ne deriva che per una stessa malattia (ad es. una otite) si possono prescrivere diversi farmaci omeopatici, ed il farmaco che curerà sarà quello che è piu’ simile non solo alla malattia (in qs. caso l’otite) ma specialmente alle caratteristiche generali della persona che in quel momento ha l’otite. Il farmaco omeopatico, infatti, può essere paragonato ad una chiave che “apre” la serratura del paziente,che era ” arrugginita ” a causa della sua malattia. Il farmaco omeopatico corretto,si adatta quindi perfettamente alla persona nel suo complesso, e la cura contemporaneamente a livello fisico,energetico,mentale. Questo spiega da un lato la profondità della visita omeopatica e la sua durata, dall’altro l’efficacia dell’omeopatia,proprio in quanto si cura tutta la persona e non solamente i suoi disturbi a livello fisico.
La quantità di granuli o di gocce influenza l’efficacia della terapia?
In omeopatia, prendere 3 granuli di un certo farmaco ha la stessa azione che prenderne 30 oppure 300; l’azione del farmaco dipende solo dal tipo di farmaco e dalla sua diluizione , non dalla quantità di farmaco prescritta. è meglio quindi usare pochi granuli o poche gocce del farmaco, in modo che se ne dobbiamo ancora usarlo, l’abbiamo già in casa. Anche le dimensioni dei granuli non hanno importanza. Infatti l’omeopatia funziona sulla base dell’informazione specifica che diamo all’organismo, (quindi tipo e diluizione del farmaco) e non sulla base della quantità di informazione: facendo un paragone, se per accendere una macchina devo spingere un interruttore, l’importante è che spinga quello giusto, non la forza con cui spingo. Per le stesse ragioni, se m isbaglio ed invece di prendere alcuni granuli prendo tutto il tubo, non c’è nessun pericolo di sovra dosaggio.
(Ogni medico omeopata ha ricevuto la telefonata preoccupata di un genitore che diceva: “Il bimbo s’è mangiato tutto il tubetto omeopatico!!”).
Cosa devo mangiare durante la cura omeopatica? Posso assumere sostanza aromatiche?
Durante la cura omeopatica continua pure a mangiare come al solito; se hai problemi digestivi,devi comunque stare attento alla tua dieta! In particolari casi, è molto utile abbinare la terapia dietetica a quella omeopatica,ma bisogna vedere caso per caso; è comunque sempre utile, in quanto stimola la reazione del tuo organismo, una dieta basata su cibi biologici,cereali possibilmente integrali,verdura,frutta e legumi con uso moderato di cibi animali (carne,latticini,uova,pesce).
Per le sostanze aromatiche (menta,caffè ecc.) non interagiscono con i prodotti omeopatici alle diluizioni comunemente usate (dalla 30 CH in su); per il caffèè comunque opportuno non assumerne eccessivamente, specialmente se si è eccitabili;non conservare i farmaci omeopatici vicino alla canfora (inattiva la maggior parte dei farmaci); i farmaci omeopatici si conservano insieme agli altri farmaci allopatici,lontano dai bambini; poichè i farmaci omeopatici hanno un meccanismo d’azione energetico, è meglio tenerlilontano da forti campi elettromagnetici (es. forno a micro-onde, tv).